
ABITARE IL PIEMONTESE L’estate ormai al termine ci ha portato a esplorare alcuni elementi storico-culturali di una regione storicamente collegata con il Piemonte: la Sardegna. Esplorando alcuni punti d’interesse, ci siamo imbattuti in una torre su un promontorio a una trentina di chilometri da Alghero. Si tratta di torre del Buru, appartenente al complesso di strutture fortificate che, dal Medioevo fino alla metà del XIX Secolo, hanno costituito il sistema difensivo, di avvistamento e comunicazione delle coste sarde. Nonostante in vacanza ci si distragga dall’attività quotidiana, non abbiamo potuto fare a meno di notare l’assonanza con la parola piemontese boro, che si pronuncia allo stesso modo della torre: buru.
Dopo aver verificato le probabili connessioni tra l’edificio sardo e la parola piemontese, dato che le due lingue hanno ceppo neolatino e sono unite dal dominio dei Savoia, abbiamo dovuto desistere: in catalano algherese è detta torre del Bol o torre del Bolo. Ogni tentativo di collegamento storico, politico o linguistico pare dunque scartabile. È rimasta però la curiosità di approfondire il boro piemontese. Scopriamo così che è un gioco di carte, ma anche uno strafalcione detto o scritto. Si tratta anche di un denaro. Infatti, il Repertorio etimologico piemontese rimanda, nei tre diversi significati, dalla radice bor-bur (corpo di forma tondeggiante o cavo) + ulum.
A proposito di boro piemontese nell’accezione di varietà di gioco con le carte, vale la pena confrontare la parola con l’occitano bourro (femminile) che è proprio un gioco con le carte, forse parente del burraco. Talvolta in spagnolo il verbo borrar si traduce con cancellare o eliminare. Nell’uso più comune il boro è una figuraccia, un refuso, una mancanza. Nonostante ci siano tante parole per esprimere questo accadimento del tutto umano, il boro è caratterizzato dal fatto che chi lo commette è spesso un individuo spocchioso, autore di una figura imbarazzante. La lingua piemontese ha così racchiuso, in poche sillabe, un’idea ben precisa e articolata. A questo punto, ci auguriamo di non aver commesso noi stessi un qualche boro in questo articolo perché… sarebbe il colmo!
Paolo Tibaldi
