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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Nita (fango, melma, limo, fanghiglia)

Significa: signorina, zitella, donna nubile

Alluvione 1994 e rimborsi, una  storia infinita

ABITARE IL PIEMONTESE Lavorare la campagna nel fango non solo è difficile, ma controproducente. Anche per questo si dice Pitòst che tȓavajé ant ëȓ mòl o ȓ’è mej andé ‘n piàssa a fé ‘ȓ fòl (piuttosto di lavorare nella fanghiglia, è meglio andare in piazza a fare il pazzo). L’ipotesi etimologica di nita pare riconducibile a un’origine della forma prelatina celtica nitta, variante dissimilata di littam, ovvero melma, fango. Non passano inosservati lemmi simili in altre parlate territoriali: nitto (provenzale), nita (ligure), nëtta (aostano), nitto (occitano alpino). Parole derivate sono an-nité (infangare, gettare limo, sporcare di fango) oppure il suo contrario, dësnité (sfangare, ripulire dal fango, togliere il limo).

Esse ant ȓa nita significa letteralmente trovarsi nel fango o, in senso più ampio, trovarsi in una situazione molto difficile. Non è un caso parlare di nita trent’anni dopo quella maledetta notte del 5-6 Novembre 1994, che vissi in prima persona. Ricordo tutto molto bene. Fui trasferito dai miei nonni a poca distanza, portato letteralmente a nuoto da mio zio. Passammo la notte svegli, sul balcone con le torce in mano, a comunicare con i vicini e ascoltare le indicazioni dei Vigili del fuoco di vedetta con il gommone in corso Bra. Niente telefoni, luce e gas. Di abbondante c’erano solo l’acqua, la paura e l’odore di nita.

Suoni sordi, ovattati, umidi, mai sentiti prima. Un silenzio innaturale notturno, rotto dai rimbombi di urla provenienti da chissà dove, senza poter fare niente (si seppe poi che era un uomo in difficoltà su un albero a poca distanza). Mio nonno, con voce stentorea, chiamava dal balcone i miei genitori per capire la situazione, se stavano tutti bene, a che livello era arrivata l’acqua: Rita! Pierangelo!

Tutta Alba era coinvolta. La guerra era tornata e aveva un nome: si chiamava alluvione del 1994. Di lì a qualche giorno Gazzetta d’Alba, per misurare quella tragedia di grande portata, intitolava Non ci sono risposte a questo dolore. Se la storia del mondo ha dei prima e dei dopo, Alba ne sa qualcosa di prima, dopo e anche di durante. Soprattutto non deve dimenticare di essere stata nella nita e di aver saputo uscirne.

Paolo Tibaldi

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