ABITARE IL PIEMONTESE In molti paesi del Piemonte, per moltissimi anni, si è sviluppata una tradizione affascinante e ricca di significato sociale, quella degli stranòm. Quasi tutti (persone o intere famiglie) avevano un soprannome, perché i nomi e i cognomi spesso si ripetevano frequentemente, data anche la tradizione di chiamare i nipoti con il nome dei nonni. Gli stranòm avevano sovente toni ironici o sarcastici e succedeva anche che l’unico a non esserne a conoscenza fosse proprio il portatore. In altre occasioni erano un segno di affetto o di appartenenza. Le mie due nonne ricevettero uno stranòm proprio da me: Nonna O (per la risposta alla chiamate fuori dalla porta) e Nonna Ding-Dang (per il suono del passaggio a livello vicino a casa sua).
Questa attività sociale, ha rappresentato un modo straordinario di comunicare, creare legami e tramandare storie. Gli stranòm non sono semplici etichette, ma veri e propri tasselli d’identità culturale che si sono trasmessi di generazione in generazione, arricchendo i linguaggi locali e rafforzando il senso di comunità. Ogni stranòm racconta una storia, qualcosa legato a un comportamento, un evento del passato, una professione o una peculiarità fisica. Così, nel corso degli anni, gli stranòm sono diventati parte integrante della memoria collettiva, evocando ricordi e suscitando anche sorrisi tra i membri della comunità.
La parola stranòm arriva inconfondibilmente dal latino, da extra (fuori)+nomen (nome), ovvero un nome apposto in più oltre a quello abituale. Stranomé significa affibbiare un soprannome. Molte persone erano conosciute più per lo stranòm, che per il nome anagrafico e di quest’ultimo se ne veniva a conoscenza soltanto leggendo il manifesto funebre. Anche se il tempo trascorre e le generazioni si susseguono, queste denominazioni continuano a vivere, a mantenere viva la tradizione e a rafforzare i legami sociali, facendo sì che ogni paese piemontese custodisca un patrimonio di storie e affetti. In questo modo, gli stranòm non solo identificano le persone, ma raccontano anche il tessuto sociale di una realtà, permettendo a ciascun abitante di sentirsi parte di un grande racconto collettivo che affonda delle radici per vivere nel presente.
Paolo Tibaldi