ALBA «Per il terzo ponte sul Tanaro occorre aspettare che si muova il Governo»: è questa la constatazione rassegnata di Luca Robaldo, presidente della Provincia di Cuneo, l’ente che ha eseguito la progettazione e ha preso in carico la realizzazione dell’opera, considerata strategica per la complessa viabilità albese.
Al momento sono a disposizione 38 milioni di euro, di cui 12 milioni provenienti dai vecchi “fondi Crosetto”, altri 20 derivanti da stanziamenti interministeriali, così come gli ulteriori 5,8 milioni. Il problema è che, in base al progetto aggiornato, si sono aggiunti costi per circa 8 milioni, che al momento non ci sono. E se fino ad alcuni mesi fa si parlava di possibili soluzioni, ora la questione si fa più intricata. Ne abbiamo parlato con Robaldo.
A questo punto, come si risolverà lo stallo?
«La scorsa Amministrazione albese aveva parlato della disponibilità di una cifra tra 7 o 8 milioni di euro provenienti dal bilancio comunale: l’attuale sindaco ha confermato la possibilità, senza parlare di cifre. Il vero tema è capire che cosa il Governo intenda fare: per realizzare l’opera, ci chiede obbligazioni giuridicamente vincolanti per la gara. Ma non si considera che, senza le risorse necessarie, è impossibile affidare l’appalto. Non possiamo certo correre rischi: grazie all’intermediazione della Regione, vorremmo riuscire a fare il punto della situazione prima di Natale. Appena i contorni saranno definiti, il primo confronto sarà con l’Amministrazione albese».
Un aumento dei costi notevole
Cosa ha determinato un aumento dei costi così marcato, Robaldo?
«I motivi sono tre. Il primo riguarda l’incremento dei prezzi dei materiali, che per le opere pubbliche vanno da un minimo del 20 a un massimo del 40 per cento in più. Poi, ci sono i problemi legati al Covid-19. Infine, vanno considerate le difficoltà che, quando si progettano ponti, possono sempre emergere. Nel caso albese, riguardano la rotonda in uscita e la viabilità complementare. Per fare due esempi, sono state ricalcolate le larghezze necessarie per garantire il raggio di curvatura idoneo per pullman e mezzi pesanti».
A un certo punto, si parlava di cantieri da aprire già nel 2024: oggi è possibile fare qualche previsione, possibilmente veritiera?
«Non me la sento. Manca una cifra importante e non sappiamo con quanto il Comune di Alba potrà contribuire. Spero solo che il Governo non metta in discussione l’opera: per il progetto, la Provincia ha comunque già speso 1 milione di euro e perderlo sarebbe un dispendio inutile di risorse».
Un momento decisivo per l’acqua pubblica
Un altro argomento che tiene banco è la gestione del ciclo idrico integrato, con il passaggio al consorzio unico Cogesi: qual è la posizione della Provincia?
«Entro il 31 dicembre, il sistema provinciale dovrà scegliere come comportarsi nei confronti di Egea acque. La decisione spetta all’Ato 4, l’autorità d’ambito, di cui la Provincia detiene il 25%. Il 19 dicembre ci sarà l’assemblea dei sindaci, i quali valuteranno come procedere. Le opzioni sono diverse: versare il valore residuo al gestore privato, cioè gli oltre 60 milioni che Cogesi dovrebbe pagare per coprire la quota di investimenti non ancora ammortizzati, chiedere una proroga o collaborare con la società per trovare un accordo. Mi fido di ciò che sarà scelto: siamo in presenza di un’impresa che, nonostante i problemi finanziari, ha lavorato bene. È giusto che a decidere sia chi opera sull’Albese: ritengo quindi positivo il fatto che, il 26 novembre scorso, Sisi (il gestore pubblico del depuratore, ndr) abbia approvato una delibera in cui si dice pronta a interloquire con Egea holding. Detto questo, anche come sindaco di Mondovì, valuto positivamente la direzione che hanno preso le imprese miste della provincia: stanno diventando tutte pubbliche».
Davide Barile