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Egea diventa un caso a Torino. Dal Fabbro, Iren: «Conti positivi, il 2025 sarà di crescita»

Dalla crescita senza basi finanziarie alla crisi, dall'avvio della composizione negoziata all'ingresso di Iren, che ora annuncia di voler convocare gli imprenditori locali e che conferma i buoni risultati della nuova holding

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Da sinistra, Ranalli, Dal Fabbro, Feira.

TORINO Il salvataggio di Egea è diventato un caso, perché «è stata un’operazione con pochissimi precedenti in Italia per citare le parole di Giovanni Valotti», uno degli uomini chiave nell’evitare il fallimento dell’ex gioiellino della famiglia Carini.

Lo ha detto ieri, 10 febbraio, al Circolo dei lettori di Torino, dove di fronte a una platea di esperti di finanza e avvocati sono stati ripercorsi gli ultimi due anni di Egea, dalla crisi al rischio di fallimento, dagli 800milioni di debito all’ingresso di Iren, che ha permesso la nascita della nuova Egea holding, di cui ora detiene il 52,77%.

Il convegno è stato organizzato da stato organizzato dall’agenzia Nordinary, in collaborazione con lo studio Caggiano Feira che ha avuto un ruolo di coordinamento nell’operazione Egea. Presenti tutti gli esperti che hanno avuto un ruolo in questa difficile trattativa, fino ad arrivare a Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, che prima di tutti ha creduto nell’operazione.

Era una delle migliori multiservizi del Paese

Valotti, docente alla Bocconi, è entrato nel consiglio di Egea nel 2022, quando era ancora alla guida Pierpaolo Carini. Poi, dal palesarsi della grave crisi di liquidità, ha seguito tutte le fasi dall’interno del Consiglio di gestione.

«Egea era un realtà molto interessante nel panorama nazionale, perché era riuscita a creare una delle migliori multiutility del Paese», ha detto. Il tessuto sano dell’azienda è confermato anche dai buoni risultati che sta raggiungendo Iren.

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Il logo della nuova Egea

Da realtà, con buone basi, Egea si è ritrovata estremamente fragile: « Ha avuto l’ambizione di crescere molto, sottovalutando l’aspetto finanziario», ha ricordato Valotti. I rincari dei prezzi dell’energia e il Suberbonus hanno fatto saltare il sistema. «Quando sono entrato in Egea, nel 2022, tutto sembrava in ordine. Poi, da novembre di quell’anno, hanno iniziato a palesarsi i gravi problemi di liquidità di cui abbiamo avuto giorno dopo giorno conferma. Sono iniziati colloqui molto stretti con l’imprenditore (come viene chiamato Carini, ndr), che alla fine ha compreso di doversi fare da parte, con molta difficoltà».

Da A2a al fondo Thaleia, per arrivare a Iren, sono iniziate le fasi delle offerte. La Camera di commercio di Torino ha nominato un esperto, Riccardo Ranalli, per seguire la composizione negoziata ella crisi d’impresa, l’unica alternativa al fallimento. Lo scorso agosto, è arrivata l’omologa da parte del Tribunale: Egea, come nuova holding, ha potuto ripartire. E così è stato, con Iren. La vecchia Egea Spa esiste ancora, una scatola vuota tenuta in vita per soddisfare i creditori e per i cantieri del Superbonus.

«La nostra è stata una “vittoria di Pirro”: è stato evitato il fallimento e sono stati garantiti i servizi essenziali, ma i creditori, gli obbligazionisti e gli azionisti hanno perso molto». Ma era possibile prevedere la crisi di Egea? Ha concluso Valotti: «Finché andava bene, ha fatto comodo a tutti. Bisogna darle atto di aver restituito tanto negli anni al suo territorio».

L’indagine ad Asti

In che cosa il caso Egea ha fatto scuola? Ha detto Ranalli: «Nella programmazione delle fasi della procedura di composizione negoziata, per esempio: era una situazione molto complessa, dalle banche ai piccoli investitori, le parti coinvolte erano tante e molto diverse». Oltre 60 le riunione con gli istituti di credito, interlocutori particolarmente ostici.

L’avvocato torinese Carlo Alberto Giovanardi, anche lui parte dell’operazione, ha ricordato un momento che ha complicato ancora di più le cose: il sequestro della Finanza e l’avvio ad Asti dell’indagine per false comunicazioni sociali nei confronti di Carini e di altri vertici dell’allora Egea, una fase tutt’ora aperta, senza rinvii a giudizio per ora. «Uno dei primi interlocutori è stato il pm: gli abbiamo spiegato passo dopo passo le varie mosse», ha ricordato l’avvocato.

Troppo piccola per essere grande e troppo grande per essere piccola. Egea, con i suoi 200mila clienti, era una realtà di spicco, ma non così tanto da essere considerata forte a livello nazionale. Ha detto Gianpaolo Chimenti, partner di Pwc che ha lavorato al caso: «Oggi non esistono più, in Italia, realtà del panorama dell’energia che hanno le dimensioni di Egea, perché non hanno la forza di garantire investimenti». La multiservizi albese per un po’ ha retto – basti pensare che è riuscita ad avere 758 appalti in Italia, 40 impianti e 1200 dipendenti, come ha ricordato il commercialista Massimo Feira – fino al tracollo.

Dal Fabbro cita Olivetti e convoca gli imprenditori albesi

Luca Dal Fabbro, presidente del gruppo, dal canto suo non ha nascosto il forte interesse di Egea fin da tempi non sospetti: «Era da diversi anni che cercavamo di convincere Egea a iniziare una partnership. Ci eravamo quasi riusciti con la parte commerciale e, malgrado il nulla di fatto, non abbiamo gettato la spugna». Iren, partecipata dal pubblico, ha fin da subito dichiarato di non voler fare “macelleria sociale”, evitando licenziamenti.

Ha ripreso Dal Fabbro: «Siamo intervenuti inserendo nuovi dirigenti, ma valorizzando anche le professionalità esistenti. Siamo soddisfatti a oggi, perché i risultati sono buoni». In corso Nino Bixio, a portare avanti Egea holding, è il nuovo Ad Gianluca Riu. Il presidente di Iren ha ricordato come il 2024 sia stato chiuso con un Ebitda importante, a doppia cifra. Per il 2025, ci si attende un ulteriore miglioramento. All’orizzonte anche possibili nuove assunzioni, sia dall’esterno che dal perimetro di Iren.

Luca Dal Fabbro.

Per Dal Fabbro, «in questa operazione serviva una componente sociale, per mettere la buona industria prima del profitto, motivati dal fatto di essere sul punto di acquisire una realtà in grado di portare valore aggiunto». E ha proseguito: «Avremmo potuto acquisire Egea a un euro, ma avremmo dato dimostrazione di come il grande può schiacciare il piccolo. Abbiamo lavorato in modo diverso: credo che oggi, nell’industria, sia fondamentale recuperare una sensibilità olivettiana».

E se il territorio albese ha fatto la differenza, è da qui che Iren vuole ripartire: per marzo, come ha annunciato in anteprima Dal Fabbro a Torino, gli imprenditori verranno chiamati a rapporto da Egea-Iren per un tavolo di confronto, che si svolgerà con molta probabilità ad Alba, con il supporto di Confindustria Cuneo. «Abbiamo tanti progetti su cui stiamo lavorando, dal fotovoltaico al teleriscaldamento. Ricostruire il legame con l’imprenditoria locale è importante: insieme ragioneremo sugli interventi per i prossimi tre anni», ha concluso.

Francesca Pinaffo

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