Vino: il Moscato tiene, l’Asti spumante no

Asti Docg

SANTO STEFANO «Uno dei più bei convegni degli ultimi anni»: sono queste le parole di Luigi Gatti, presidente del Cepam, sodalizio organizzatore dell’appuntamento “Il Moscato d’Asti nuovo in festa”, che si è svolto a Santo Stefano Belbo nel giorno dell’Immacolata.
L’interesse ad acquisire notizie aggiornate era nell’aria: il calo delle vendite dell’Asti allerta i protagonisti del comparto vitivinicolo. Il sindaco Luigi Icardi è stato chiaro: «La presenza di un pubblico così numeroso segnala la preoccupazione che interessa soprattutto la redditività dei contadini e i problemi che riguardano la frammentazione agricola, il dissesto e l’impoverimento dei sorì».

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Silvio Chionetti, vicedirettore della Cia di Cuneo, ha aperto una parentesi sui diritti d’impianto: «A fine 2015 scadrà il regolamento in vigore dal 1983 e si procederà con nuove autorizzazioni nella gestione dei diritti, che non si potranno più spostare, ma rimarranno nel portafoglio delle aziende. È prevista anche l’apertura alla riserva nazionale dei diritti che sarà gestita da Regione e Consorzio: a loro il compito di regolamentare ed equilibrare le ripartizioni nei modi che possano soddisfare gli operatori senza creare sofferenze al territorio».
L’enologo Lorenzo Tablino ha posto nuovamente l’attenzione sul valore storico dei sorì, citando l’operazione della Cantina sociale di Cossano Belbo, uscita con due prodotti che richiamano proprio le “vigne buone” dei sorì, stimolando la valorizzazione della qualità.
Il tema principale della mattinata era “Il Moscato verso gli 80 quintali a ettaro”, affrontato subito dal presidente di Assomoscato, Giovanni Satragno, che ha rivendicato la posizione tenuta in questi anni dalla sua associazione: «Già lo scorso anno c’erano avvisaglie della crisi e noi abbiamo dichiarato che la resa ideale era di 100 quintali per ettaro, opponendoci anche all’applicazione del blocage-déblocage. Basterebbe seguire il disciplinare per non trovarci in pericolose situazioni di mercato».
Nel quadro presentato dal direttore del Consorzio di tutela, Giorgio Bosticco, si evince un calo nelle vendite dell’Asti, soprattutto in Russia e in Germania, dove si sono aggiunti nuovi spumanti a basso prezzo. «Per la prima volta in vent’anni», ha detto Bosticco, «l’Asti è sceso sotto i 60 milioni di bottiglie: nel 2014 erano 62 milioni, oggi siamo a 10 milioni in meno, con una previsione di fine anno sui 30 milioni di bottiglie per il Moscato “tappo raso” (stabile o in leggera crescita) e 52-53 per l’Asti. Con questi numeri, nel 2016, si dovrà ridurre la resa a 90 quintali per ettaro». A Satragno i conti non tornano: «Non si contemplano le scorte e per diminuirle l’anno prossimo potrebbe essere necessaria una resa addirittura a 70 quintali per ettaro».
Tra gli interventi del pubblico, immancabile quello di Giovanni Bosco: con lui si torna a parlare del Moscato d’Asti “spumante” e Bosticco questa volta ha raccolto l’invito, annunciando la costituzione di una commissione per valutarne la fattibilità.

Fabio Gallina

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