Commosso addio del Roero al partigiano Paolo Pasquero

CANALE Fu instancabile nel raccogliere memorie e darne testimonianza
Una folla commossa e raccolta si è riunita venerdì 4 marzo, nella chiesa di San Vittore, per rendere l’estremo saluto a Paolo Pasquero. Partigiano col nome di Valter, membro della ventitreesima Brigata Canale, Pasquero è deceduto il 2 marzo, lasciando la moglie Maria e cinque figli. Classe 1925, era uno degli ultimi esponenti della Resistenza partigiana roerina. Spiega il figlio Domenico, insieme al fratello Beppe particolarmente attento ai valori che Paolo ha perseguito: «Papà, molto religioso, anche in guerra non si perdeva una Messa. Durante una celebrazione era in corso un battesimo e i genitori volevano chiamare il bimbo Revolver. Nacque una discussione poiché il sacerdote non era d’accordo sul nome: da Revolver si passò a Volver e infine a Valter. Papà rimase colpito da questo fatto e scelse Valter come nome di battaglia».

Paolo pasquero 2
Domenico ricorda come il padre, anche durante la guerra, raccogliesse materiali e documentazioni. Una passione che tramandò ai figli: «Era un catalogatore instancabile; non voleva far cadere nell’oblio quello che era successo, non per gloriarsi, ma affinché le generazioni future comprendessero che la democrazia è anche stata figlia di violenza».
Uomo intelligente, onesto e studioso, coinvolse quindi i figli e un gruppo di volontari sensibili ai valori della democrazia e della libertà, nella fondazione dell’associazione Franco Casetta, il cui ricco archivio documentale è riconosciuto dagli Istituti di Cuneo e Torino come degno di ampia considerazione. Pasquero ne avviò un progetto di catalogazione (con Laura Cordera e Marco Castella) e parziale informatizzazione (con l’ausilio di Luigi Urgnani).

In merito al futuro di tale archivio, composto di 1.500 libri, 100 videocassette, 27 audiocassette, 46 portafoto (con 20-30 foto ciascuno), tesi di laurea, riviste, 59 faldoni con testimonianze, testi, documenti, giornali, oggetti vari, volumi, Pasquero non ha lasciato disposizioni. «Il suo obiettivo», sottolinea Domenico, «non era solo ricordare storicamente gli avvenimenti ma mantenere vivo il loro significato». E accanto al valore della memoria storica Paolo Pasquero è sempre stato anche alfiere del rispetto per ogni persona. Domenico ne conferma la cifra umana, citando uno degli episodi che più lo toccarono: «A Cisterna c’era un soldato condannato a morte. Mio padre mi raccontò di aver trascorso tutta la notte prima dell’esecuzione con lui, cercando di dargli conforto. Ed era un suo nemico».

Nel numero di Gazzetta in edicola le affettuose testimonianze di chi ha avuto modo di conoscerlo e ascoltarlo.

e.c.

Di seguito una fotogallery gentilmente fornita dalla famiglia

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