Rosanna ha lavorato per 35 anni in una fabbrica tessile. In tutta la sua vita lavorativa hasommato un mese di mutua e 93 ore di sciopero. Oggi ha 71 anni, vive da sola in una stanza mansardata e paga 380 euro al mese di affitto. Rosanna ne percepisce appena 829 di pensione. Dal 1991, cioè da quando ha lasciato l’impiego, il suo mensile è aumentato di 19 euro. «Lavoro dall’età di 11 anni, non ho mai fatto ferie e dopo tutti questi anni non posso permettermi nemmeno di ammalarmi. Al momento, per fortuna, la salute va bene. Quindi, non milamento: di storie come la mia ce ne sono tante», dice Rosanna con la sua voce energica.
In Italia i pensionati poveri sono 2,3 milioni. Ma il dato è destinato a crescere: gli anziani sono a rischio povertà a causa della crisi economica, delle recenti manovre del Governo e di maggiori spese legate alla casa e ai consumi energetici. È quanto emerge dal Rapporto sulle condizioni sociali degli anziani in Italia, presentato dall’associazione Auser, di cui la Cgil è promotrice.
Nel 2011, in base ai dati Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale), su 5.269.493 pensioni di vecchiaia, circa il 52 per cento ha un importo inferiore ai 500 euro mensili e ben il 78 per cento non supera i 750 euro. Relativamente invece alle pensioni di anzianità, più del 30 per cento delle prestazioni previdenziali non supera la soglia dei 900 euro. Evidenti le disparità di genere. Gli importi medi delle pensioni percepite dalle donne risultano inferiori di quasi600 euro rispetto a quelle degli uomini.
Questo perché tante donne hanno avuto impieghi meno retribuiti, versando meno contributi. «Uno dei punti fondamentali che ci poniamo», dichiara il presidente nazionale Auser Michele Mangano, «è di ribaltare il luogo comune che l’anziano sia un peso per la società, un soggetto da assistere. Rispetto ai 12 milioni e 500 mila over 65 che vivono in Italia, solo 1milione e 700 mila non è autosufficiente.
La stragrande maggioranza delle persone, dunque, dà un contributo, è cioè un “ammortizzatore sociale” rispetto alla propria famiglia». Prosegue Mangano: «Tuttavia, il potere d’acquisto delle pensioni si è ridotto del 30 per cento negli ultimi anni. La conseguenza è una drastica riduzione dei consumi, la difficoltà ad affrontare le spese impreviste e tante rinunce, purtroppo legate anche alla tutela della salute e alla prevenzione».
Maurizio Bongioanni
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Chialva: «Chi ha lavorato dovrebbe avere il giusto»
Lina Chialva, segretario del Sindacato pensionati italiani-Cgil di Cuneo commenta i dati relativi ai trattamenti pensionistici troppo bassi anche nella Granda. «La situazione del cuneese è diversa. La nostra provincia vede molte pensioni intorno ai 500 euro, perché gli assegni derivano dal lavoro autonomo. Non possiamo però dire che tutti questi pensionati siano “poveri”, perché hanno in genere un patrimonio. È comunque vero che le pensioni sono basse. Ed esiste il problema delle case di riposo: perché un anziano deve pagare fino a 3 mila euro di retta al mese? Sono stata in una struttura in cui gli anziani venivano poco seguiti. La situazione è intollerabile e mi indigna come persona e sindacalista. Occorre potenziare l’assistenza domiciliare, perché l’anziano possa vivere a casa sua e non esserne sradicato. È in questa direzione che dovrebbe andare il Governo di Mario Monti, invece di ribadire l’utilizzo della social card, una mano tesa che molte persone percepiscono come carità, mentre chi ha lavorato per una vita vuole ricevere il giusto».
ma.bo.
Le storie
Il monito di Elena: «Meglio guadagnarsi tutto nella vita, ma camminare a testa alta»
“Elena ha 61 anni e il sorriso sempre pronto. Ha una parola per tutti, mentre sfaccenda senza fermarsi mai, con il suo grembiule azzurro addosso, perfettamente stirato, i capelli ordinati, le mosse energiche. La sua giornata comincia alle 6 del mattino, quando d’inverno è ancora buio. Chi arriva presto al lavoro la trova ogni volta con lo straccio in mano. A lei si devono la pulizia degli uffici, la cera sul linoleum, le scrivanie tirate a lucido. Quanti lavorano a Gazzetta o ai periodici San Paolo la conoscono bene e l’hanno salutata con affetto la scorsa settimana, quando ha detto addio al suo impegno per la pensione. Elena Arena è nata a Vibo Valentia, ma vive in Piemonte dal 1971, quando ha iniziato a lavorare. «Sono felice di poter riposare un po’, seguire la mia famiglia e i nipoti».
Elena ha un marito, Giuseppe, tre figli, Francesco, Vincenzo e Luisa, e cinque nipoti, dagli undici agli otto anni. «Ho sempre lavorato duro, senza pensare mai al divertimento, ma sono stata bene, serena», commenta. Pensava di andare in pensione lo scorso anno, ma è stata bloccata ancora dodici mesi, imbrigliata dalla riforma. «Pazienza», dice non senza un sorriso, «meglio guadagnarsi tutto nella vita, ma camminare a testa alta. Le giovani d’oggi hanno una vita più facile rispetto alla nostra, anche se ad alcune manca la voglia di lavorare sodo. Spero per tutti in un futuro migliore. Io sono stata abituata a prendere la vita come viene, nel brutto e nel bello».
m.g.o.
L’enigma (ora risolto) dell’assegno mensile che non arriva per troppi mesi
“La pensione slitterà di qualche mese: lo dicono, dall’Inps, ad Agnes Bod, trentanovenne di origine ungherese che si prende cura del suocero italiano. Lo ripetono da novembre, quasi fosse una comunicazione di servizio, una scocciatura. Intanto, al suocero di Agnes, ex dipendente delle Poste italiane, invalido e sposato con una donna sordomuta, non resta che farsi le ragioni attraverso le parole della nuora. «Dalla sede dell’Inps di Cuneo mi hanno detto che se ne riparla nel mese di marzo, trattandomi a pesci in faccia», racconta la donna, di Canale. «Mi chiedo come si possa privare della pensione una persona che ha lavorato per 42 anni». Poi spiega: «A dicembre mio suocero ha ricevuto anche il bonifico di novembre, ma, da allora, deve vivere con l’assegno di invalidità. E io, con una figlia, faccio quello che posso per aiutare i miei suoceri, che abitano con me.Mafaccio fatica persino a spiegare loro cosa sta succedendo mentre, delusi, si chiedono come sia possibile non ricevere la pensione per mesi». Dall’Inps, Agnes ha ricevuto poche risposte: «Prima parlavano di soldi che non sono arrivati da Roma; ma l’ipotesi è stata smentita da una mia telefonata nella sede centrale. Poi hanno ripiegato su un problema tecnico con le liste di pensionati». Infine, dopo le molteplici telefonate di Gazzetta al riguardo, dall’Inps di Alba sono giunte ad Agnes immediate promesse: la pensione del suocero arriverà, a marzo, insieme a quella dei due mesi arretrati. Nessuna spiegazione su quali siano stati i “disguidi” all’origine del ritardo. Nel frattempo, come assicura Agnes «molti anziani sono nella stessa situazione, persone che magari fanno sentire meno la loro voce».
Chiara Cavalleris
Ma 48 su cento hanno problemi di peso
Positivo il punto del sistema di sorveglianza “Passi d’argento” sulla qualità della vita degli over 64
Sono stati appena pubblicati i dati relativi al sistema di sorveglianza sulla salute per il 2010. Passi d’argento ha monitorato la qualità della vita delle persone con più di 64 anni. «L’indagine mira ad acquisire informazioni non rilevabili da altre fonti, che riguardano lo stato di salute e la qualità di vita. Essendo l’indagine condotta in diverse realtà territoriali inmodo standard, è possibile il confronto tra Asl e regioni», spiega Attilio Clerico, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Cn2. Aggiunge Franco Giovanetti, direttore del Servizio di epidemiologia dell’Asl di Alba-Bra: «Il questionario, molto complesso, è stato somministrato a un campione casuale di 249 ultrasessantaquattrenni in due mesi, dal primo maggio al 30 giugno del 2010, in parte per telefono e in parte con interviste faccia a faccia».
Il quadro che emerge dall’analisi dei dati dell’Asl Cn2 è positivo: «Il primo dato significativo è che il 62 per cento degli intervistati è in buona salute e a basso rischio di malattie; a livello regionale è il 55 per cento. Sono poi stati studiati i pilastri dell’invecchiamento attivo; qui gli over 64 attivi sono risultati tanti, il 45,5 per cento, contro il 33,9 del Piemonte. La percezione dello stato di salute è positiva: solo il 17 per cento considera la propria salute in modo negativo, mentre il 56 lo ritiene discreto e il 27 buono o molto buono.
La percentuale di persone che svolgono attività fisica è alta, l’87 per cento, che supera la media regionale dell’83», dice Giovanetti. C’è anche qualche tasto dolente: «Il 39 per cento è in sovrappeso e 9 persone su cento sono obese, un dato simile a quello regionale, ma che rileviamo a tutte le età», prosegue Giovanetti. I consumatori abituali di alcol sono il 43 per cento, contro il 41 del Piemonte, e di questi il 54 per cento è a rischio, ovvero consuma più di un’unità alcolica al giorno (una unità alcolica corrisponde a 12 grammi di etanolo, ovvero una birra, un bicchiere di vino o una piccola quantità di superalcolico), contro il 46 per cento regionale. Positivi invece i dati sul fumo: «I fumatori sono pochi, l’11 per cento; il 25 ha dichiarato di aver smesso di fumare, e il 64 di non aver mai fumato», dice ancora Giovanetti, il quale spiega come queste statistiche siano utili per individuare le criticità e indirizzare l’attività di prevenzione e assistenza. Lo studio Passi d’argento, che contiene statistiche su numerosi altri aspetti – il reddito, le attività della vita quotidiana, il consumo di farmaci, le cadute, vista udito e masticazione e altro –, è disponibile sul sito dell’Asl www.aslcn2.it.
a.r.
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