L’applicazione dell’Imu sta creando non pochi problemi negli uffici di piazza Duomo, i quali hanno ipotizzato di incamerare, nell’anno in corso, un gettito di Imposta municipale sugli immobili di circa 11 milioni e 100 mila euro, derivanti per 1 milione e 100 mila euro dalle prime case e per circa 10 dai beni immobili diversi dalla prima casa. Questo introito è tale solo sulla carta, in quanto sotto le torri rimarranno solo 6 milioni e 100 mila euro, a cui bisogna aggiungere i 600 mila euro ricavati dall’incremento di mezzo punto millesimale dell’aliquota sugli immobili diversi dalla prima casa, passata, per volere dell’Esecutivo di Maurizio Marello, dal 7,6 all’8,1 per 1.000. L’aliquota sulla prima casa è stata fissata invece al 4 per 1.000. L’unica eccezione riguarda gli immobili concessi con affitti concordati, ai quali verrà applicata un’aliquota del 4 per 1.000 anziché dell’8,1.
L’ESEMPIO ALBESE. Prendiamo il caso di Paolo, proprietario di un trilocale nel centro storico, dalla rendita catastale di 250 euro. L’Imu va applicata al valore catastale, ovvero 42.000 euro, ottenuto moltiplicando la rendita catastale di 250 euro, maggiorata del 5 per cento, per il moltiplicatore delle abitazioni che il Governo di Mario Monti ha fissato a 160. Se si tratta di prima casa, Paolo pagherà nulla, visto che l’imposta, con l’aliquota base del 4 per 1.000, sarebbe di 168 euro, ai quali si devono sottrarre i 200 euro di detrazione. Se invece si tratta di seconda casa, Paolo dovrà corrispondere l’importo di 340,2 euro. Lo scorso anno, Paolo avrebbe pagato nulla in caso di prima casa (non veniva applicata l’imposta) e 177,2 euro nel caso di abitazione diversa dalla principale.
L’ESEMPIO DELL’ALTA LANGA. In alta Langa, il Comune di Cortemilia, pur non avendo ancora approvato il bilancio di previsione, ha realizzato alcune proiezioni, basate sui valori standard delle aliquote, che comunque, nelle prossime settimane, l’Amministrazione civica potrebbe decidere di rivedere. L’esempio che riportiamo riguarda un alloggio piuttosto ampio dotato di cantina, con una rendita catastale di 676,2 euro e un relativo valore catastale di 113.601,6 euro. Il contribuente, se si tratta di prima casa, pagherà 254,4 euro contro i 251,7 euro che avrebbe pagato nel 2011 se fosse stata applicata l’imposta. Nel caso si tratti di abitazione diversa da quella principale, verserà 863,4 euro, in netto aumento rispetto ai 355 euro del 2011 (lo scorso anno le aliquote sia per la prima che per la seconda casa erano al 5 per 1.000). Un negozio cortemiliese con una rendita di 1.000, applicando l’aliquota base del 7,6 per 1.000, pagherà, nel 2012, 1.276 euro contro i 525 euro del 2011.
Enrico Fonte
foto Corbis