Gentile direttore, in questi giorni l’attenzione di tutti gli italiani si è concentrata sulla tragedia dell’amianto di Casale Monferrato e sull’assurda sentenza che manda libero l’imprenditore svizzero principale imputato.
La pericolosità dell’eternit dovrebbe essere nota a tutti, ma evidentemente non è così. Andando a fare una delle mie solite camminate sportive lungo la strada che porta a Manera, prossimi al bivio che conduce a San Bovo (tale tratto fu percorso peraltro dai corridori del Giro d’Italia nella tappa a cronometro di quest’anno), ho notato con sorpresa e dolore due sacchi ricolmi di eternit frantumato e ridotto in piccoli frammenti, ormai semicoperti da erbacce e rovi e quindi quasi invisibili.
Il mio pensiero è andato comunque al disgraziato (non saprei come altro definirlo) che (non facendosi scrupolo di inquinare l’ambiente in cui vive), spero si sia almeno protetto per non respirare il pericolosissimo pulviscolo di amianto. Così non fosse, non potrebbe certo dormire sonni tranquilli, sapendo quale tremenda e inesorabile malattia rischia di contrarre.
Elio Rancoita
Mi auguro che la persona incauta che ha abbandonato i due sacchi colmi di eternit non contragga nessuna malattia, così come chiunque altro ne sia venuto a contatto. Certo, spiace molto questa superficialità, questa poca attenzione non solo alla propria salute, ma soprattutto a quella di altri. Spero anche che i due sacchi siano stati rimossi con tutte le cautele necessarie. Questa segnalazione può essere, inoltre, utile come richiamo a tutti coloro che ancora fossero a conoscenza di coperture in eternit perché si provveda al loro corretto smaltimento. Ne va davvero della salute propria e altrui. Il caso della fabbrica di Casale Monferrato, con i numerosi morti per asbestosi e mesotelioma pleurico, una grave forma di cancro, insegna. La recente sentenza della Cassazione, che ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili, ha sollevato l’indignazione anche del vescovo di Casale, monsignor Alceste Catella, che ha dichiarato, esprimendo la propria vicinanza alle famiglie colpite dalla morte per amianto: «Sono con voi, o carissimi; sono addolorato, deluso, frustrato, indignato».