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Due giorni con Proteggere insieme tra Amatrice e Accumoli

Due giorni con Proteggere insieme tra amatrice e Accumoli 1
La scuola crollata ad Amatrice.

REPORTAGE Mario, ha cinquant’anni ed è elettricista della provincia di Torino, è partito per Rieti nella mattina del 24 agosto. Quando la tragedia si presenta in tutta la sua grandezza è già su un’auto diretta ad Amatrice. Manca un cuoco: è così che Mario si mette dietro ai fornelli del parco della cittadina dove hanno trovato la morte oltre 230 persone e dove ogni giorno mangiano centinaia di sfollati. Sorride ed è lo stesso sorriso di Mirko Succi presidente del gruppo Nvg di Guidonia (consociato di Proteggere Insieme). 45 anni, un viaggio di nozze concluso da tre giorni: alle 8 del 24 agosto parte alla volta di Accumoli dove diventa il capo campo della “tendopoli” del Centro storico, quella che tutti definiscono «il grand hotel dei campi per sfollati». Dieci giorni dopo, molti dei quali passati senza chiudere occhio per allestire a tempo di record le tende e gli ambienti comuni del campo, Mirko non ha ancora rivisto la neo sposa: «Si preoccupa, mi dice di tornare a casa, ma so che in fondo è fiera di quello che stiamo facendo qui». Sono due storie per raccontarne mille, di volontari, vigili del fuoco, forestali, poliziotti e carabinieri. Una Italia che crolla e un’altra che splende.

IL VIAGGIO

Il nostro viaggio verso il Centro Italia comincia alle 4 di venerdì 2 settembre. A bordo di un mezzo di Proteggere insieme si parte da Alba con il presidente Roberto Cerrato, il responsabile operativo Renzo Coral e Antonio Anghelone, il capo della logistica. L’obiettivo: concordare con i vertici della Protezione civile tempi e modalità dell’intervento di Proteggere insieme che da un anno e mezzo è diventata un’associazione nazionale e dispone dell’unica colonna mobile specializzata nel salvataggio e nella salvaguardia dei beni culturali. Tra gli scopi della missione anche individuare un’opera specifica dall’alto valore simbolico alla quale destinare i soldi della raccolta fondi di Proteggere insieme. Lungo il percorso soccorriamo un’auto di vigili del fuoco volontari rimasta in panne e intorno a mezzogiorno siamo nel Dicomac di Rieti, il centro di controllo di tutti i soccorsi nella zona del sisma.

 

AMATRICE

Incontriamo Massimo La Pietra, funzionario della Protezione civile e partiamo alla volta di Amatrice. 65 chilometri, molti dei quali su strade di montagna, gli stessi percorsi dai primi mezzi di soccorso la notte del 24 agosto. Passiamo attraverso decine di incantevoli paesini risparmiati dal terremoto. Solo nei pressi di Amatrice iniziamo a percepire la portata dell’accaduto scorgendo la mole del caseificio “Amatrice”, un edificio lungo trenta metri rimasto intatto, ma sprofondato nel terreno per oltre un metro. È una contraddizione: casette moderne rimaste intatte (circondate da tende perché nonostante l’agibilità delle case, gli abitanti hanno paura dell’ennesima scossa) accanto ad edifici che sembrano esplosi. Passiamo di fianco al ponte che stanno costruendo a tempo record i tecnici del Genio militare, ponte che sarà inaugurato poche ore dopo.

È difficile raccontare Amatrice, non è come la si vede in televisione. È peggio, molto peggio. La prima tappa è il parco dove incontriamo Mario. Decine di tende, ma anche sacchi a pelo sulle panchine di chi non vuole dormire troppo lontano da casa. Lo spettacolo è grottesco: da un lato il sindaco di Amatrice concede l’ennesima intervista ed è circondato da giornalisti, dall’altra la scuola crollata. Ci avviamo verso la zona rossa dove non potremo entrare. Si cercano gli ultimi corpi. Corso Umberto I, la via principale, offre uno scenario apocalittico. Dietro di noi una ragazza piange sconsolata e un uomo scuote il capo.

ACCUMOLI

La nostra meta finale è Accumoli. Ci aspetta Mirko Succi capo del campo del centro storico, con 110 ospiti, il più grande del paese all’epicentro della scossa del 24 agosto. Molti edifici hanno ceduto, ma il paese nel complesso ha retto. 11 i morti, quattro nel crollo del campanile della chiesa di San Francesco su un’abitazione. Don Cristoforo Kozlowski, parroco di Accumoli, 35 anni, è uno dei primi ad accogliere gli albesi. Con lui il vescovo di Rieti Domenico Pompili. Un breve colloquio con Roberto Cerrato e dal vescovo arriva la richiesta di destinare i fondi che saranno raccolti da Proteggere insieme per il restauro e il recupero della parrocchiale di Accumoli. «Proviamo a lasciare un sorriso a chi ha perso tutto», ci spiega Lara di Ariccia. «È la mia prima volta in un’emergenza», aggiunge Marco, 21 anni appena compiuti. «Ho capito che niente mi rende felice come fare qualcosa per gli altri».

L’età media dei volontari è molto bassa, inferiore ai 30 anni, quella degli ospiti molto alta essendo Accumoli un paese sparso su 60 frazioni a mille metri d’altezza. Nel campo un solo bambino, coccolato da tutti e molti animali domestici salvati dalle macerie. È ora di cena, Mirko ci invita a lasciar passare gli sfollati: «Noi volontari mangiamo per ultimi, prima vengono loro». Ha dell’incredibile quello che i giovani volontari sono riusciti a fare in un campo, asfaltato con mezzi propri. I bagni chimici sono stati sostituiti con due container con cinque bagni ognuno: tutti possono permettersi di fare una doccia. «In mensa si mangia meglio che al ristorante», dicono due signori anziani. Si vive tutti insieme, la televisione e internet sono a disposizione, ma nessuno li utilizza. Si gioca a carte, a dama, si parla e ci si consola a vicenda. A vegliare sugli sfollati: la Madonna di Accumoli salvata da Mirko nella chiesa parrocchiale e rimasta miracolosamente (quasi) intatta.

Alcuni anziani ci chiedono di aiutarli con i nuovi telefoni regalati a chi ha perso il cellulare. Si crea un capannello di persone interessate, si parla della paura di quella notte, ma anche della voglia di rinascita. In un angolo una madre e il figlio di trent’anni sono seduti abbracciati su una panchina. Piangono con dignità una figlia e una sorella uccisa dal terremoto.

LA VISITA DI VASCO ERRANI AL CAMPO DI ACCUMOLI

La gente del campo si sveglia presto. I primi commenti vertono sull’aver sentito o meno l’ennesima scossa. Dalle 7 i volontari preparano brioches, caffè e latte per la colazione. Nulla è lasciato al caso per rendere la permanenza degli sfollati il più piacevole possibile. I ragazzi della Protezione civile iniziano a lavorare per preparare il campo alla visita del commissario per la ricostruzione Vasco Errani, del presidente della Regione Nicola Zingaretti e del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. Quest’ultimo sottolinea, incontrando Roberto Cerrato, l’apporto che Proteggere insieme avrà nel recupero dei beni culturali dell’area. Da Errani arriva la promessa che in sette mesi tutti gli accumolesi avranno a disposizione un modulo abitativo. La gente della tendopoli fa domande, c’è la paura di non tornare più al paese, il timore che i negozi restino chiusi. Nel complesso però le risposte di Errani e Curcio portano una ventata di ottimismo.

Nel pomeriggio visitiamo Accumoli con don Cristoforo e i Vigili del fuoco, gli stessi che hanno salvato dalle macerie 15 accumolesi. Nulla di più lontano dal caos e dal dolore di Amatrice. Nel piccolo paese ai confini con le Marche regna il silenzio interrotto solo dai miagolii di alcuni gatti rimasti gli unici abitanti. Renzo Coral e Antonino Anghelone ispezionano prima la chiesa di Santa Maria delle Coste del XII secolo, fortemente compromessa dal terremoto. All’interno ci sono ancora alcuni dei dipinti. Poi si va alla parrocchiale. È l’ultima tappa di due giorni fatti di persone, di volti, di storie e di opere d’arte da recuperare  e salvare nello stile di Proteggere insieme.

Marcello Pasquero

 

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