«Bisogna ripartire da zero: senza democrazia non esiste politica»

Rinnovo dei direttivi di quartiere, un ultimo appello per candidarsi

L’INTERVISTA Franco Chittolina è il presidente di Apice (Associazione per l’incontro delle culture in Europa). Già responsabile del Centro studi della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, è una delle voci più autorevoli del territorio in materia socio-politica. Chittolina ha lavorato per un quarto di secolo a Bruxelles presso le istituzioni europee (Consiglio dei ministri e Commissione), impegnandosi in particolare per il dialogo tra le rappresentanze Ue e la società civile. Dal 2005 opera in Italia per portare l’Europa sul territorio piemontese, in particolare nella provincia di Cuneo. Gli abbiamo esposto i risultati del nostro sondaggio (di cui parliamo alle pagine 16 e 17) sulla politica e gli abbiamo chiesto una valutazione.

Chittolina, perché le persone da noi intervistate sembrano così disaffezionate e stanche della politica, con vissuti tendenzialmente negativi sia sulla vita pubblica locale che nazionale ed europea?

«Che la politica – e con essa la vita democratica – viva un momento difficile è sotto gli occhi di tutti. E questo distacco non colpisce soltanto gli albesi. Ci sono alcuni recenti segnali da non sottovalutare: soprattutto la crescita dell’astensionismo nelle ultime elezioni amministrative. A Cuneo, ad esempio, si è registrata un’affluenza alle urne inferiore al 60%, dieci punti sotto la soglia del 2012. Sarà bene però non liquidare questa dinamica mettendo tutti gli astensionisti in un unico mucchio: tra questi non ci sono solo gli astensionisti passivi, per disinteresse o pigrizia, ma anche quelli attivi, per i quali l’astensione è una chiara scelta politica di sfiducia nella pratica del voto o di globale dissenso rispetto alle proposte del mercato elettorale».

L’inchiesta: cosa significa la politca per la gente

Che cosa succede in altri Paesi?

«Non molto lontano da noi – in Francia – bisognerà leggere con attenzione la partecipazione al voto delle recenti elezioni legislative, alle quali si sono presentati meno della metà degli elettori. Diverso il contesto, in un Paese a regime presidenziale, ma non molto diverso il messaggio».

Cosa si può fare per mutare questo clima?

«Quanto al “cosa fare” la tentazione è grande di ricominciare da zero o quasi. Non da zero del tutto, però: abbiamo una buona Costituzione, una rinnovata democrazia, con oltre 70 anni di vita e personalità non di grandissima statura, ma con residui di onestà e motivate a servizio del bene comune. Non bisogna lasciarle sole, delegando loro l’esercizio della democrazia, che non può essere solo quella rappresentativa delle nostre istituzioni, ma sempre più quella partecipativa non limitata all’esercizio del voto. Bisogna ridurre la tendenza alla concorrenza ostile sul terreno e anche il tasso di litigiosità che ci condanna a una frammentarietà inconcludente».

Qual è il suo pensiero sulla politica, sulla sua funzione e sulle sue prospettive?

«Non c’è futuro senza politica e non c’è politica senza una rivitalizzazione della vita democratica. Soprattutto non ci sarà politica democratica senza etica e non ci sarà un ritorno della fiducia dei cittadini nelle istituzioni senza una chiara lotta alla corruzione e lo smantellamento di potentati locali, costruiti su oscuri intrecci di interessi personali e di clan».

Marco Giuliano

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