ABITARE IL PIEMONTESE
Tomàtica: Pomodoro, Licopersicon esculentum
Chi ha la fortuna di accudire un orto sa bene che il periodo appena trascorso sia sempre sorprendentemente rigoglioso, specie per zucchine e pomodori. Le prime, pronte ad essere messe in carpione, fatte bollire, messe in frittata oppure farcite; i secondi, quando non consumati immediatamente per combattere il caldo con bruschette o le più fresche insalate, sono investiti per l’inverno con la fatidica salsa detta conserva.
Ma poiché sappiamo che il piemontese sia di gran lunga più antico dell’italiano, cerchiamo di capire perché quel vegetale di colore rosso, che riempie copioso innumerevoli platò, si chiami tomàtica e in italiano venga tradotto con una parola piuttosto differente: pomodoro, appunto. Bisogna riconoscere che in alcune zone del Roero si dice pomàtica. Che sia una soluzione per ovviare alla distanza lessicale tra piemontese e italiano? Chi sa!?
Quel prezioso documento quale è il vocabolario Rastleire curato da Silvio Viberti e Primo Culasso, ci ricorda che in altre due lingue europee, inglese e tedesco, il pomodoro sia chiamato rispettivamente tomato e tomaten. Ma se vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, il Repertorio Etimologico Piemontese ci racconta le probabili origini Atzeche di questa parola: TOMATL, pervenuta al piemontese attraverso il catalano tomatec e tomata. Parola diffusa anche nel ligure, lombardo, nei dialetti dell’Emilia occidentale e, vista la comunanza con la lingua piemontese, anche nel sardo.
Una curiosità a cui sono sempre stato devoto arriva da una gita fatta alle scuole superiori presso i giardini botanici di Hanbury a Ventimiglia, in Liguria; la guida ci spiegò che anticamente il pomodoro non era considerato verdura, bensì un frutto. Ora chi immaginerebbe di mangiare un pomodoro a fine pasto? Sì, era considerato il frutto più nobile di tutti; per questo motivo il suo nome prende le mosse dal pomo d’oro, la mela d’oro.ù
Paolo Tibaldi
