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Fino a oggi la normativa ha colpito le macchinette negli esercizi pubblici, ma per le sale scommesse i tempi d’adeguamento alla legge s’allungano

Immagine d'archivio
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INCHIESTA Al di là dei numeri di cui parliamo in queste pagine, è certo un aggiornamento sulla normativa in vigore in Piemonte in tema di gioco d’azzardo. Lo scorso 20 novembre, infatti, il Consiglio regionale piemontese ha approvato l’articolo numero 89 del provvedimento Omnibus, che precisa nuove tempistiche di adeguamento per tutti gli esercenti di slot machine e per i titolari di sale gioco o di scommesse. Fino ad oggi, infatti, la legge regionale, molto dura sul tema, ha colpito le slot machine presenti negli esercizi pubblici vicini ai luoghi definiti sensibili, che hanno dovuto adeguarsi entro diciotto mesi alle regole.

Lo testimonia il numero dei dispositivi da gioco presenti, che nell’ultimo anno è sceso in modo massiccio: dai 22mila registrati a fine 2017 ai 12.468 risultanti nel settembre del 2018. Per i titolari delle sale gioco e delle sale scommesse, invece, i tempi di adeguamento erano già in origine più lunghi, vale a dire tre o cinque anni, a seconda della data in cui era stata ottenuta l’autorizzazione. Con il decreto Omnibus si è deciso ora di posticipare ancora questo termine, in modo da concedere agli esercenti «tempi adeguati».

Così, per i gestori che non rispettano le distanze previste dai luoghi sensibili, per fatti sopravvenuti dopo l’applicazione della legge, ci saranno quattro anni di tempo per adeguarsi in caso di attività con la presenza di slot machine e addirittura otto anni per i titolari di sale gioco o di sale per le scommesse.
Il tempo per mettersi in regola decorrerà da quando si è verificato il fatto. Significa che, per comprendere a pieno la portata della recente normativa piemontese, che è stata tacciata di proibizionismo da molti addetti del gioco, bisognerà ancora aspettare parecchi anni.

Francesca Pinaffo

Con il decreto “dignità” si prova a rendere il gioco più difficile, esigendo dai minorenni la tessera sanitaria e bloccando qualsiasi tipo di pubblicità

Approvato lo scorso agosto, il cosiddetto decreto dignità era messo in cima alla classifica dei provvedimenti voluti dal vicepremier Luigi Di Maio. Tra i punti fondamentali, il contrasto al gioco d’azzardo patologico attraverso diverse azioni, a partire dal divieto di qualsiasi modalità di pubblicità relativa a giochi o scommesse con vincite in denaro. Il divieto comprende ogni forma di pubblicità, dalle manifestazioni sportive alle trasmissioni televisive e radiofoniche, ma anche la stampa quotidiana e periodica, i canali informatici e i social media. Sono comprese pure le sponsorizzazioni di ogni tipo.
La violazione di queste norme comporta una sanzione pari al 20 per cento del valore della sponsorizzazione o della pubblicità, in ogni caso non inferiore a 50mila euro per ogni violazione. I proventi derivanti dalle sanzioni sono per legge destinati ad alimentare il fondo per il contrasto al gioco d’azzardo. Per quanto riguarda invece le sponsorizzazioni, la normativa avrebbe dovuto entrare in vigore da gennaio, ma l’emendamento milleproroghe ne ha fatto slittare l’applicazione al 14 luglio del 2019, per i contratti già stipulati. Tra gli altri punti del decreto dignità per combattere la ludopatia, la presenza di avvertenze sui rischi connessi al gioco stampate sui tagliandi delle lotterie istantanee e la possibilità di accedere ai dispositivi di gioco solo con la tessera sanitaria, un passo per impedire il gioco ai minorenni.

f.p.

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