Ad Alba l’indigenza non abbandona la morsa su quattrocento famiglie

Sono nuclei – un poco più della metà immigrati – con un indicatore Isee inferiore ai 6mila euro, nei quali vivono 110 bambini con meno di 5 anni, sostenuti dall’emporio solidale di via Cillario 4

ALBA Le persone o le famiglie che ottengono la tessera dell’emporio solidale Madre Teresa di Calcutta devono sottostare alla presentazione dell’indicatore Isee, che non deve superare i seimila euro. In pratica, solo chi esita in una situazione di povertà grave o semigrave può ottenere l’accesso al particolare negozio di corso Cillario 4. Aperto tre volte alla settimana, la struttura è nata dalla collaborazione tra la Caritas diocesana, il Centro di prima accoglienza di via Pola e la Compagnia d’iniziative sociali (Cis), insieme al Comune e al Consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero. All’emporio si possono trovare prodotti a lunga conservazione – pasta, riso, farina e zucchero – ma anche freschi, come latticini, frutta e verdura. Una tessera a punti permette di accedere gratuitamente alla merce, a seconda dei bisogni delle singole persone e delle famiglie. Com’è stato documentato da Gazzetta d’Alba anche di recente, un pensiero ingenuo potrebbe ritenere Alba un contesto territoriale esente da situazioni di difficoltà.

L’emporio Madre Teresa di Calcutta di corso Cillario 4, ad Alba, aiuta molte famiglie, italiane e straniere.
L’emporio Madre Teresa di Calcutta di corso Cillario 4, ad Alba, aiuta molte famiglie, italiane e straniere.

Eppure, spiega il volontario dell’emporio Emanuele Eandi (sono 60 le persone impegnate a titolo gratuito), «le famiglie che hanno diritto alla tessera sono quasi 400: significa un migliaio di persone, che su una popolazione di 30mila abitanti circa configura una percentuale critica. Cinquanta di queste famiglie non utilizzano la tessera, per varie ragioni. Ne rimangono 350: si tratta di nuclei in maggioranza stranieri (197), mentre quelli italiani sono circa 150».

Affiora qui una seconda difficoltà: i bambini fino ai 5 anni che vivono in famiglie con un reddito minimo, al di sotto della soglia di povertà, sono numerosi, ben 110, mentre i minori (under 18) sono 400, come abbiamo scritto nelle scorse settimane. Il dato struttura una situazione problematica, di cui tenere conto nelle politiche urbane. Le narrazioni positive, accanto alla tendenza a percepirsi come privilegiati, rischiano di nascondere zone d’ombra che, seppur minoritarie, costituiscono un oggettivo disagio sociale. Questa sofferenza si estende ad altre fasce anagrafiche, non solo alle generazioni più giovani. Più di un centinaio di possessori di tessera dell’emporio sono over 65 anni. Considerando l’invecchiamento demografico in atto, questa percentuale incrementerà, con i correlati problemi sociali e sanitari

Matteo Viberti

Madre Teresa, la bottega in cui non serve usare denaro

Gli scaffali dell’emporio solidale ospitano ortaggi, pasta, frutta e altri generi alimentari variopinti. C’è
un supermercato in corso Cillario numero 4 che funziona da un anno senza uso di denaro. Sulle etichette, infatti, al posto dei prezzi, si leggono vari punteggi: 1 punto, 0,75 punti, 3 punti. Ogni individuo o famiglia residente ad Alba con un reddito, secondo l’Isee, inferiore ai seimila euro, può ottenere la tessera con cui “acquistare” i prodotti con lo speciale metodo a punti, aiutati da una card elettronica a misura di necessità.

Non servono euro, qui si calcolano i problemi delle persone, per dare l’opportunità di sentirli più lievi. L’altro aspetto innovativo riguarda l’origine dei prodotti, donati da aziende, negozi, privati dell’area oppure dal Banco alimentare (si vedano anche gli altri articoli di questo servizio). L’acquisto delle merci da parte dei gestori, per integrare quanto viene donato, comprende olio di oliva, scatolame e uova, prodotti che vengono portati a casa a prezzi d’ingrosso presso alcune aziende locali. Sono una sessantina i volontari che operano nell’emporio solidale Madre Teresa di Calcutta, occupandosi della gestione dei prodotti, dell’amministrazione, degli acquisti, della organizzazione e della “vendita”, oltre che dell’accompagnamento alla vasta utenza.

m.v.

Don Gigi Alessandria (direttore della Caritas): «Servono nuovi donatori, che regalino a chi non ce la fa borse della spesa da 10, 20 o 50 euro»

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Don Gigi Alessandria, direttore della Caritas

Oltre ventimila euro di prodotti “acquistati” o ricevuti in dono ogni mese. Quindi in un anno vengono distribuiti quasi 250mila euro di alimentari ai possessori di tessera. L’emporio solidale è un dispositivo di cultura, un progetto lontano dal concetto di assistenzialismo. Dopo oltre un anno di attività, la storia del negozio – nato per incontrare  le fasce deboli della popolazione offrendo generi alimentari a costo ridotto – prosegue, strutturandosi sempre più come pratica sociale creativa, non solo orientata al dono ma all’attivazione di risorse latenti in chi richiede aiuto. Spiega il direttore della Caritas diocesana don Gigi Alessandria: «Il 27% dei prodotti che distribuiamo arriva dal Banco alimentare, a cui si aggiunge un 28% di prodotti Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Il 24% della merce proviene inoltre da supermercati, che offrono prodotti in vicina scadenza ma di qualità elevata. Infine, il 10% giunge da aziende agricole e l’11% da privati. Abbiamo bisogno di nuovi donatori: è infatti possibile regalare una borsa della spesa (da 10, 20 o 50 euro). L’emporio affronta molti oneri, tra cui l’affitto dello stabile, le utenze, l’acquisto di una parte del cibo esposto sugli scaffali. Ma il negozio non si limita all’assistenzialismo. Un reale obiettivo consiste nella sensibilizzazione e nell’attivazione di pratiche orientate alla diffusione di consapevolezza negli utenti, oltre al non-spreco alimentare.

Le aziende vengono stimolate a considerare il cibo come un bene prezioso, valorizzando le eccedenze e impegnandosi a evitarne la scadenza, immettendo queste ultime in circuiti sociali virtuosi». Le informazioni per diventare fornitore o donatore sono reperibili sul sito Internet www.emporiocaritasalba.it, oppure è possibile chiamare il numero mobile 333-13.70.932.

m.v.

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