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Abbiamo un Dio che si prende cura del suo popolo

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI PASQUA – 12 MAGGIO

Le letture di questa quarta domenica del Tempo di Pasqua ci danno un saggio della straordinaria capacità di Gesù di reinterpretare i simboli della tradizione per spiegare la novità della sua missione. Diversamente da quanto è stato fatto da sempre dagli uomini che hanno allevato pecore a proprio beneficio, per ricavarne lana, latte e carne da mangiare, Gesù si presenta come il buon pastore che dà la vita per le sue pecore (Gv 10,28). E mentre ogni pastore curava le sue pecore, cioè quelle di sua specifica proprietà, Gesù al contrario dichiara di volersi prendere cura di tutte, perché tutti gli uomini possono fare parte del gregge-popolo di Dio (Ap 7,9). Frutto della Pasqua è il piacere spirituale di essere popolo (Evangelii gaudium, 238), assaporandone le caratteristiche.

Abbiamo un Dio che si prende cura del suo popolo
Gesù buon pastore, particolare di un mosaico del V secolo (Ravenna, mausoleo di Galla Placidia).

Un popolo ha bisogno di una guida rassicurante: «Le mie pecore conoscono la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono». È un bisogno particolarmente acuto oggi, dal momento che viviamo in un contesto sociale segnato da un’inflazione di pseudo verità. Per limitarci anche a uno solo dei social network, in Italia abbiamo circa trenta milioni di persone su Facebook: altrettante voci che ogni giorno pretendono o presumono di dire la verità! Come distinguere la voce che chiama e guida alla vita eterna? Anche una voce potente, profetica e rassicurante come quella di papa Francesco fa tanta fatica a farsi sentire.

Un popolo ha bisogno di una meta alta: chi si chiude in difesa dei propri “interessi di bottega” si condanna all’insignificanza. È il caso, raccontato negli Atti degli apostoli (13,43-52), dei Giudei che si rivoltarono contro Paolo e Barnaba, rifiutandosi di accogliere l’annuncio della risurrezione. A essi Paolo ribatte di essere l’inviato di colui che è «luce delle genti», per guidarle «alle fonti dell’acqua della vita», di un Dio che «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». A beneficiare di questo dono saranno in effetti soprattutto i pagani.

Un popolo ha bisogno di coesione e solidarietà. È bellissima l’immagine del Dio cristiano che tiene le persone del suo popolo per mano e «nessuno può strapparle dalla mano del Padre». Altrettanto efficace l’immagine delineata nell’Apocalisse della grande tenda sotto cui tutti i salvati possono trovare protezione e riparo. La salvezza è dono di Dio, ma ci si salva soltanto insieme. Di più, come ci ricorda l’Evangelii Gaudium, «rimanere vicini alla gente… diventa fonte di gioia superiore».

Lidia e Battista Galvagno

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