Dalla fondazione Crc 93 milioni per la Granda

Parte un percorso di integrazione tra fondazione Crc e fondazione Crb

CUNEO Un lavoro di restituzione dell’operato degli ultimi quattro anni, in termini di obiettivi, di politiche e di fondi stanziati. Questo sabato, al teatro Toselli di Cuneo, la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo ha presentato il bilancio di mandato 2016-2020. L’occasione è il rinnovo degli organi amministrativi dell’ente in programma per il prossimo aprile, quando si procederà al rinnovo dei membri del consiglio di amministrazione e del consiglio generale.

Quasi 5 milioni di euro per il territorio dalla Fondazione Crc

Si va dai 600mila euro deliberati per il turismo all’aria aperta della Granda, grazie al progetto Wow, ai 760mila euro erogati a sostegno dei musei e dei poli culturali provinciali, dai 495mila per sostenere i giovani con il bando Giovani protagonisti ai 786mila euro per progetti per sviluppare l’autonomia delle persone diversamente abili, grazie al programma Orizzonte vela, per citare alcuni ambiti.
Ne abbiamo parlato con il presidente della fondazione Giandomenico Genta.

Che realtà rappresenta oggi la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo?

«La fondazione Crc è un motore di sviluppo e di crescita per tutta la provincia. Negli ultimi quattro anni, abbiamo raggiunto risultati significativi, che ci hanno permesso di incrementare il nostro patrimonio, nonostante il periodo difficile per i mercati: il totale degli investimenti a valore di mercato oggi ammonta a poco meno di 1,6 miliardi di euro, con una crescita di oltre 50 milioni da inizio mandato. Dal punto di vista erogativo, abbiamo poi superato ampiamente gli 80 milioni previsti per il quadriennio, arrivando alla cifra di 93 milioni totali. Oggi possiamo anticipare che il bilancio 2019, in approvazione ad aprile, sarà il migliore degli ultimi 11 anni: è un’ottima premessa per l’attività 2020 e un’eredità preziosa che consegneremo ai nuovi organi sociali».

Qual è stato il filo conduttore delle scelte degli ultimi quattro anni?

«Le fondazioni bancarie perseguono scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. La fondazione Crc si è mossa per centrare al meglio questi obiettivi nei diversi settori di intervento, con un’attenzione trasversale all’innovazione e all’apertura verso l’esterno, per rendere la provincia di Cuneo sempre più internazionale».

Se guardiamo alla Granda, in quale settore il contributo della fondazione è stato più incisivo?

«Quello dello sviluppo economico è il settore su cui abbiamo investito più risorse, nella convinzione che un territorio economicamente sviluppato debba offrire più opportunità anche a chi è in difficoltà. Voglio sottolineare il grande sforzo fatto per innovare e rendere più competitivo l’agroalimentare, uno dei comparti strategici non solo per la nostra provincia, ma per l’intero Paese. In parallelo, abbiamo puntato sull’arte e sulla cultura, leve fondamentali per rendere il nostro territorio attrattivo e ricco di proposte di alto livello. Abbiamo lavorato per rafforzare i legami di solidarietà e mettere al centro dell’attenzione le persone: cito il progetto Donare, le misure di welfare dedicate alla famiglia e alle persone con disabilità e le risorse messe a disposizione per migliorare le condizioni di cura offerte dalle strutture sanitarie. Infine, abbiamo puntato a coltivare e far crescere i talenti, con progetti dedicati all’imprenditorialità giovanile, all’impresa sociale, all’orientamento scolastico e con il sostegno alle università in provincia di Cuneo».

Su quali ambiti dovrà concentrarsi il lavoro da quest’anno in poi?

«Abbiamo tante iniziative in corso, che verranno prese in carico da chi avrà l’onore e l’onere di guidare nei prossimi anni la fondazione e di progettare nuovi interventi, in grado di rispondere alle sfide che si presenteranno. Nei prossimi anni, le fondazioni bancarie potranno giocare un ruolo sempre più importante per mobilitare le risorse per il territorio: credo che la Crc sarà sempre più centrale per garantire lo sviluppo e il benessere delle nostre comunità».

Francesca Pinaffo

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