Claudio Strinati narra il genio pop di Raffaello

Claudio Strinati narra il genio pop  di  Raffaello

ALBA A 500 anni dalla morte di Raffaello, la fondazione Ferrero dedica al genio di Urbino un momento di approfondimento che si svilupperà in forma di dialogo fra il divulgatore Piero Bianucci e lo storico dell’arte Claudio Strinati. La discussione prenderà avvio dalla recente pubblicazione del volume Il giardino dell’arte, edito da Salani, testo che Strinati ha dedicato alla storia dell’arte italiana, rivolgendosi, in particolar modo, alle nuove generazioni. L’incontro sarà trasmesso sul canale streaming della fondazione e sull’omonima pagina Facebook. Appuntamento venerdì 27 novembre alle 18.

Professor Strinati, in cosa consiste la modernità di Raffaello?

«Credo che la sua fortuna e la sua attualità vadano ricercate nel suo essere uomo europeo, capace di una visione che rende le sue opere, a buon diritto, patrimonio universale, anticipatrici di un’idea unitaria di Europa, basata sul cristianesimo come elemento di comunione tra i popoli e sulla necessità di un’integrazione fra le culture del continente. Non soltanto la qualità tecnica, ma sono i contenuti veicolati a fare di Raffaello Sanzio uno dei riferimenti del Rinascimento italiano».

Difficile comparare l’Europa dell’epoca all’attuale…

«Raffaello vive in un mondo meno vasto del nostro. L’arte dell’epoca è ovviamente eurocentrica, mentre ora l’artista europeo dialoga con le Americhe e con l’Asia. Ma ciò che conta è il principio. L’idea che attraverso l’espressione artistica possa realizzarsi una comunione fra i popoli, un’idea accarezzata dai grandi artisti italiani che lavorano grazie alle commesse papali. Un’ambizione che entrerà in crisi, pochi anni dopo la morte di Raffaello, con la Riforma».

Il retaggio raffaellesco influenza generazioni di pittori. Giusto annoverare Macrino d’Alba fra i suoi seguaci?

«Non del tutto, analizzando la pittura di Macrino scopriamo riferimenti evidenti soprattutto ai maestri di Raffaello, Perugino e Pinturicchio. In Macrino le caratteristiche del disegno sono, potremmo dire, nordiche. Appartiene a una civiltà più calligrafica e fa riferimento a una cultura elitaria. In Raffaello è invece spiccata la dimensione pop, si respira la Roma dell’epoca, crocevia di popoli e capitale morale dell’Europa».

Claudio Strinati narra il genio pop  di  Raffaello 1
Claudio Strinati

Forse proprio a questo carattere popolare si deve l’attenzione del pubblico verso la sua opera. Inoltre, la sua biografia riscuote un grande interesse.

«Sì, come altri maestri del Rinascimento, Raffaello è al centro di una riscoperta che spesso trae spunto dalla sua biografia prima ancora che dalle sue opere. Fu, del resto, una vita breve ma straordinaria, la sua. Legittimo che, in un’epoca come la nostra, così interessata alla biografia degli artisti, Raffaello si sia ricavato un ruolo negli studi specialistici così come nella divulgazione televisiva».

A proposito dei nostri giorni. Lei è stato curatore di mostre di rilievo internazionale. Come cambiare nel futuro il sistema museale?

«Credo che quanto sta accadendo in questi mesi ci debba spronare ad adottare strategie nuove e coraggiose. Per lungo tempo abbiamo inseguito altri Paesi europei, soffermandoci sulle cifre di grandi musei come il Louvre o la National gallery. Credo sia un errore preoccuparsi unicamente di affollare i musei. Bisogna ripartire dall’offerta e, in questo senso, l’Italia può vantare una superiorità manifesta rispetto ad altre realtà europee. Il nostro patrimonio artistico è infatti distribuito omogeneamente su tutto il territorio. È venuta l’ora di promuovere un modello di gestione che metta in dialogo fra loro i musei e non favorisca, piuttosto, inutili competizioni».

Alessio Degiorgis

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