Covid: il punto in Piemonte, ricoveri in calo e indice di diffusione vicino a 1

L'aggiornamento delle cifre: 611 guariti in più in Piemonte 1

TORINO Domenica è previsto l’arrivo dei primi pazienti nell’area sanitaria realizzata nell’ex V Padiglione di Torino Esposizioni, capace di ospitare fino a 455 persone che necessitano bassa intensità di cure per il Covid. Ma ci sono segnali che fanno sperare in un appiattimento della curva dei contagi. Il dato diffuso giovedì sera dall’Unità di crisi regionale, 5.389 nuovi casi positivi potrebbe essere fuorviante, ma è l’effetto dell’esito di oltre 41mila tamponi, quasi 24mila più del giorno prima, poichè – spiega la Regione – «oggi è stata caricata una quota dei risultati dei test fatti nei giorni scorsi nelle Rsa». Fa ben sperare la frenata nell’incremento dei ricoveri, due persone in più in terapia intensiva e 61 in meno negli altri reparti, considerando però il saldo sul totale degli ospedali pubblici e privati. «Siamo molto vicini a 1 nell’indice Rt, dopo essere partiti a 2,16 quando il Piemonte è diventata zona rossa, poi 1,97 e 1,37 nei due rilevamenti successivi», evidenzia il presidente della Regione Alberto Cirio. Che fa notare un altro indicatore importante, il boarding, cioè la media dei pazienti in attesa di ricovero nei pronto soccorso della regione: «dopo il picco di 620 persone, il 5 novembre, siamo scesi a 450-480», comunque ancora quasi il doppio rispetto ai periodi normali

Il Piemonte pianifica già le azioni da intraprendere una volta che sarà uscito dalla zona rossa, con la speranza che possa rientrare già la prossima settimana in quella arancione. «Dobbiamo procedere con la massima attenzione e con grande prudenza», ammonisce Cirio. «Aperture e chiusure le stabiliscono i Dpcm, noi decideremo però il come attuarle, in ambio sociale, economico, scolastico, seguendo tutte le misure necessarie per garantire stabilità. Sarebbe pericoloso procedere con fermate e ripartenze.

L’assessore regionale alla ricerca sul Covid, Matteo Marnati, ha fatto il punto sui tamponi: «Abbiamo raggiunto la cifra di 123mila in una settimana, una media di 17.600 al giorno, sommando i test molecolari e quelli rapidi. I medici di medicina generale ne possono prenotare 1.250 al giorno di rapidi, 5.280 molecolari. Sono attivi 21 hot spot per i test rapidi, all’Allianz Stadium di Torino se fanno 300 al giorno, da lunedì prossimo passeremo a 500. La Regione ha in magazzino 490mila tamponi per i test rapidi, e 20 milioni di dispositivi per la protezione individuale».

«C’è più di un segnale che ci indica che sta andando meglio, molto meglio, ma guai abbassare la guardia». Lo ha detto l’assessore alla sanità della Regione Piemonte, alla presentazione della nuova area sanitaria temporanea di Torino Esposizioni. «L’esperienza della prima fase della pandemia – ha aggiunto Icardi – ci ha insegnato che l’appiattimento della curva è durato 5 settimane e la discesa 11. E il preoccupante tasso di crescita dei malati ultrasessantacinquenni ha messo sotto pressione la rete ospedaliera, quindi il sostanziale liberi tutti dell’estate scorsa rischierebbe di creare una situazione gravissima».

Il dettaglio della situazione

L’avvio della nuova ondata epidemica in Piemonte è fissato al 20 luglio, nel la prima settimana dopo aprile in cui il numero dei nuovi casi è stato superiore a quello registrato nella settimana precedente. La seconda ondata viene suddivisa in una fase a crescita lineare e una a crescita esponenziale, che non si distinguono solo per velocità di evoluzione del numero dei casi ma anche per le caratteristiche dei casi.
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La fase a crescita lineare

A partire dal 20 luglio l’andamento crescente ha seguito un trend lineare e l’epidemia è progredita lentamente. Dagli 81 casi osservati nella settimana tra il 20 e il 26 luglio si giunge a contare 523 casi nel periodo 7-13 settembre. In quelle otto settimane una frazione consistente dei casi era d’importazione (fino al 59% del totale), ovvero casi positivi la cui esposizione era avvenuta fuori regione. 

La fase esponenziale

A partire dal 14 settembre la velocità di evoluzione dell’epidemia accelera e assume un andamento esponenziale a metà di ottobre. La fase di crescita esponenziale si manifesta fra il 5 e il 19 ottobre, quando il numero dei casi per settimana raddoppia rispetto al numero dei casi contati la settimana precedente.

A partire dalla settimana 26 ottobre-1° novembre si nota un rallentamento della crescita del numero di casi, che non raddoppia più tra una settimana e la successiva. Infine nella settimana 9-15 novembre si registrano 26.683 casi che corrispondono a un incremento del 5% rispetto alla settimana precedente. A partire dal 2 novembre sembra confermarsi una fase di rallentamento dell’epidemia con appiattimento della media dei casi.

Andamento dei casi per classi di età

L’analisi dei tassi d’incidenza dei casi suddivisi per classi di età conferma una flessione dei tassi già a partire dal 26 ottobre per le classi di età 11-13 anni e 14-18 anni.

Dal grafico qui sotto si osserva che le classi 0-2 anni e 3-5 anni presentano i tassi di incidenza più bassi (inferiore ai 200 casi per 100mila persone) e a evoluzione più lenta, la classe di età 6-10 evolve come le prime due ma in modo solo di poco più veloce (sotto i 300 casi per 100mila), invece evolvono in modo sincrono le classi di età 11-13 anni e 14-18 anni. Infine la popolazione con età superiore a 18 anni mostra una apparente flessione nella crescita del tasso di incidenza nell’ultima settimana (sotto i 700 casi per 100mila abitanti).

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Disaggregando le classi di età dei maggiorenni osserviamo che le classi di età 19-24 anni mostrano una flessione la settimana 9-15 novembre con un tasso di incidenza di poco superiore ai 600 casi per 100mila abitanti, mentre le classi di età 24-44 anni e 45-64 anni pur mostrando un rallentamento nell’ultima settimana si collocano poco sopra i 700 casi per 100mila abitanti.  Invece, le cassi di età 65-84 anni e over 85 mostrano un andamento crescente pressoché lineare a partire dal 5 ottobre, sebbene con velocità differenti dei tassi di incidenza.

La classe di età 65-85 è cresciuta al ritmo di 177,4 casi per 100mila in più ogni settimana nelle ultime 6 settimane, raggiungendo i 900 casi per 100mila nell’ultima settimana, mentre la classe di età over 85 è cresciuta al ritmo di 85,8 casi per 100mila in più ogni settimana, raggiungendo 432 casi per 100mila abitanti nell’ultima settimana.

Osservazioni

Sembra osservarsi con chiarezza un rallentamento generale dell’epidemia, infatti appare nelle ultime due settimane una inversione di tendenza nelle classi di età più giovani soprattutto nelle fasce di età della scuola secondaria 11-13 e 14 18 anni.

L’inversione di tendenza appare invece solo nell’ultima settimana per la classe di età che raccoglie gli studenti universitari (19-24 anni) e le classi di età dei più piccoli 0-2, 3-5, 6-10 anni.

Si nota solo una lieve flessione nelle classi di età tra i 25-64 anni ma non un’inversione di tendenza.

Infine le classi di età più fragili mostrano ancora una netta tendenza crescente, segno di una continua circolazione virale in quelle classi di età.

Conclusioni

I dati delle ultime tre settimane mostrano più di un segnale che sembra avvallare l’efficacia delle misure di contenimento adottate dalla Regione Piemonte, già a partire dal 26 ottobre, prima della qualificazione di zona rossa (coprifuoco, didattica a distanza).

Tuttavia l’esperienza passata invita a mantenere ancora prudenza. La fase di picco della prima ondata dell’epidemia durò 5 settimane per il sovrapporsi alla fase già discendente dell’epidemia nella popolazione generale l’epidemia nelle case di riposo e nelle Rsa; inoltre l’effetto di sovrapposizione prolungò la fase discendente per ulteriori 11 settimane fino ad arrivare a registrare meno di 10 casi al giorno (13-19 luglio). Appare dunque chiaro che oculate misure di contenimento contribuiscono a ridurre il tempo di durata del picco epidemico e della fase discendente, con conseguenti effetti di allentamento della forte pressione sulla rete ospedaliera piemontese.

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