TRASPORTI L’annuncio di sostituire i binari della tratta ferroviaria Alba-Asti con una pista ciclabile aveva fatto insorgere il mondo delle associazioni, dei pendolari e cittadini. A settembre Gazzetta riportava la posizione della Regione Piemonte e dell’assessore regionale all’ambiente Marco Gabusi, secondo il quale «è impossibile riattivare la ferrovia», poiché il progetto di ripristino è troppo costoso per una tratta, a detta dell’assessore, «già interrotta per scarsa frequentazione». A sostegno dell’idea di pista ciclabile erano giunti anche i pareri favorevoli dell’ente turismo Langhe, Roero e Monferrato, l’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli e di diversi Comuni, tra cui Nizza Monferrato.
C’è chi però si è esposto in direzione contraria: a sorpresa, il direttore generale della fondazione Fs italiane, l’ingegner Luigi Francesco Cantamessa Armati, ha proposto di recente la messa in sicurezza della galleria Ghersi e dell’intera tratta Alba-Neive, con interventi finalizzati a consentire il transito dei treni storici e turistici della fondazione Fs e, quindi, a collegare nuovamente Alba con Asti e Nizza Monferrato entro la primavera del 2021.
La proposta della fondazione arriva dopo due sopralluoghi distinti sulle tratte Alba-Neive della linea Alessandria-Cavallermaggiore e sulla tratta Chivasso-Brozolo della linea Asti-Chivasso. I dirigenti e i tecnici di Rete ferroviaria italiana sono giunti a questa conclusione dopo «aver verificato la situazione strutturale odierna», si legge nei comunicati.
Inoltre, Cantamessa ha aggiunto che, «non vogliamo sentir parlare di piste ciclabili su questa linea e ci opporremo a progetti in tal senso. Ricordo che la tratta, risalente al XIX secolo e tutelata, è “in sospensione”, ma “in esercizio”; e lo scopo della fondazione è quello di interrompere tale sospensione. Attraverso anche le risorse del Recovery fund si potrà aprire ai viaggi turistici anche in ogni fine settimana. Si tratterà di un turismo slow, attraverso una riapertura della linea da Asti ad Alba in maniera dolce, sostenibile, che rappresenterà per le comunità del territorio una risorsa importante in chiave turistica».
Stiamo parlando di treni storici, ma è evidente che l’ipotesi di ripristinare anche il traffico relativo ai pendolari potrebbe tornare a essere un’ipotesi attuabile e in conflitto con la pista ciclabile.
«Non ho avuto un confronto diretto con la fondazione, ma mi sembra una buona notizia», racconta Ivano Martinetti, vicepresidente della commissione trasporti in Regione Piemonte e promotore di un ordine del giorno per la riattivazione della linea. «Se il treno storico diventa un modo per non chiudere la ferrovia, ben venga. La speranza è che un giorno si possa ripristinare una tratta che contava su un bacino di 200mila persone».
Ma se la galleria Ghersi, storico ostacolo al ripristino della linea, verrà messa in sicurezza, cosa impedisce di aumentare la frequenza dei treni e tornare a un ripristino della tratta completo? E quanto costerà? «La galleria verrà ripristinata in modo da consentire il passaggio di treni a velocità ridotta e per un massimo di quattro convogli al mese», puntualizza Pietro Fattori dello staff comunicazione della fondazione Fs. «Il costo dell’intervento verrà comunicato a breve, ma in ogni caso si tratterà di una spesa molto minore rispetto a quanto preventivato per riattivare una linea destinata ai pendolari».
La questione economica non è secondaria: per mettere in sicurezza la Ghersi si andrà a neutralizzare il rischio idrogeologico che finora era stato il maggior ostacolo alla riattivazione della linea, facendo lievitare i costi preventivati fino a 60 milioni di euro. Per alcuni, infatti, questa spesa “faraonica” rappresenterebbe una scusa per lasciare la linea sospesa. Per capirci qualcosa in più, siamo tornati a chiedere un parere all’assessore Gabusi, ma purtroppo non abbiamo ottenuto risposta in quanto troppo impegnato dall’emergenza sanitaria in corso.
Maurizio Bongioanni