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Brasile stremato dal Covid-19. Testimonianza di un’infettivologa

Sono oltre tremila le morti che si verificano ogni giorno nel Paese governato da Jair Messias Bolsonaro, aperto negazionista. Situazione tragica illustrata dall’infettivologa Naihma Salum Fontana

Brasile stremato dal Covid-19. Testimonianza di un'infettivologa
L'infettivologa Naihma Salum Fontana

APPROFONDIMENTO Quando si emigra, alle difficoltà di adattamento si uniscono le preoccupazioni per le condizioni dei propri cari, che con la pandemia sono aumentate. Ancora di più se nel Paese da cui si proviene, le misure di contenimento mancano. È il caso del Brasile: il presidente Jair Messias Bolsonaro è contrario a ogni misura di contrasto al Covid-19. Tramite una ragazza brasiliana residente nelle Langhe, abbiamo intervistato Naihma Salum Fontana, infettivologa in prima linea nella lotta contro il Covid-19 nel paese sudamericano.

Professionista con molte ricerche pubblicate

Nahima, 36 anni, è discendente di italiani e libanesi. Si è laureata nel 2009 alla Pontificia università cattolica di San Paolo e, nel 2015, ha ottenuto la specializzazione in infettivologia e controllo delle infezioni ospedaliere all’Università di San Paolo. Attualmente è vicedirettrice e coordinatrice di reparto all’ospedale Santa Lucinda di Sorocaba (Stato di San Paolo). Nella stessa città svolge, presso l’istituto ospedaliero Unimed, le attività di infettivologa, medico di terapia intensiva e membro del servizio di controllo delle infezioni ospedaliere. Naihma Salum Fontana è anche una ricercatrice con all’attivo molte pubblicazioni scientifiche, che trattano temi come la febbre gialla e gli effetti degli pneumococchi nei pazienti oncologici.

I provvedimenti di Bolsonaro sono stati «deplorevoli fin dall’inizio della pandemia» contribuendo a formare «pericolose varianti»

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Il presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro (foto Wikipedia).

Naihma, quali misure ha attuato il Governo del presidente Bolsonaro per contrastare il contagio da coronavirus? «A livello federale, le misure adottate dal Governo sono state deplorevoli fin dall’inizio della pandemia. L’Anvisa (Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria) e le altre istituzioni sanitarie parlavano di distanziamento, uso delle mascherine, igienizzazione delle mani e chiusure, mentre il presidente Bolsonaro è stato sempre contrario a tutto questo. Come se non bastasse, ha sempre dato il cattivo esempio, provocando assembramenti, abbracciando le persone e dando la mano ai suoi sostenitori. Non solo le previsioni sull’immunità di gregge si sono rivelate errate, ma hanno contribuito alla formazione di pericolose varianti. Per quel che riguarda i vaccini, le dosi non sono state acquistate per tempo e la produzione da parte degli istituti nazionali non ha ricevuto supporto. Tutto quel che stiamo affrontando si può attribuire a una mancanza di organizzazione a livello federale. Fortunatamente, i singoli Stati federati, andando contro il parere del Governo, hanno sopperito ad alcune mancanze, arrivando ad acquistare direttamente i vaccini. Ora stiamo vivendo il momento peggiore dall’inizio della pandemia, con una media giornaliera di quattromila morti. Stiamo, inoltre, osservando dei cambiamenti nelle caratteristiche della malattia e del profilo dei deceduti: accanto ad anziani, ipertesi, cardiopatici, diabetici, ci sono ora persone più giovani, in maggioranza uomini tra i 30 e i 50 anni con tendenza all’obesità».

Quali sono stati, finora, i risultati del programma di vaccinazione? «A oggi, sono stati vaccinati i professionisti sanitari e gli anziani con più di 70 anni. Per altre categorie, come i professori, le vaccinazioni stanno iniziando ora. Abbiamo osservato che i vaccini funzionano perché, nei reparti di terapia intensiva, non ci sono più persone di queste categorie, che, al massimo, possono contrarre la malattia in forma lieve. La vaccinazione è, quindi, l’unica ancora di salvezza».

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L’infettivologa brasiliana in reparto.

Com’è la situazione negli ospedali brasiliani in questo momento? «Gli ospedali brasiliani sono al collasso e molte persone, purtroppo, sono morte senza nemmeno poter essere ricoverate. Dove lavoro siamo giunti a livelli allarmanti, con trecento persone in attesa di un posto letto. Mancano i ventilatori polmonari e mancano gli anestetici per poter intubare. Mancano anche le pompe per infusione endovenosa e manca, soprattutto, il personale sanitario. I grandi ospedali sono diventati degli enormi reparti di terapia intensiva, pieni di letti, con funzionari che non erano abituati e preparati per lavorare in maniera intensiva. Dove le strutture sono più piccole, vediamo i pazienti accumularsi nelle sale d’attesa. La scorsa settimana abbiamo iniziato a notare un lieve miglioramento nel numero dei ricoveri, ma solo, purtroppo, grazie alla mortalità di gran lunga più alta. I pazienti, anche quelli che manifestano sintomi da pochi giorni, arrivano negli ospedali in stato molto più grave rispetto alla prima ondata della pandemia, con i polmoni tante volte già compromessi».

La clorochina risulta «inefficace e pericolosa» per la cura precoce

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L’efficacia della clorochina nel trattamento precoce del Covid-19 è una fake news: lo dimostrano i più recenti studi scientifici.

Il presidente Bolsonaro appoggia da sempre l’uso di un kit Covid, composto da alcuni farmaci per il trattamento precoce della malattia. Anche in Italia alcuni politici ne hanno promosso l’introduzione. In seguito a una sentenza del Consiglio di Stato, da marzo in Piemonte è possibile usare alcuni di questi medicinali, tra cui l’idrossiclorochina, per le cure domiciliari precoci contro il Covid-19.
Naihma, che ruolo ha avuto il kit Covid nell’attuale situazione sanitaria brasiliana? «Compongono il kit Covid una serie di farmaci (clorochina, idrossiclorochina, nitazoxanide, ivermectina, colchicina, antiandrogeni) che, negli studi preliminari, avevano avuto un effetto in vitro contro Sars-Cov-2. Studi molto più approfonditi, in vivo, dimostrano che questi medicinali non apportano benefici e, in molti casi, aumentano la mortalità. È il caso della clorochina, usata normalmente per curare la malaria. Abbiamo osservato casi di gestanti che, in seguito all’assunzione, hanno sofferto aborti spontanei. Nonostante i dati scientifici abbiano dimostrato l’inefficacia e la pericolosità di questi medicinali nel trattamento precoce del Covid-19, alcuni politici, per ragioni oscure e sospette, continuano a insistere nella promozione del kit. Come scienziati, ribadiamo che non vi è nessuna efficacia comprovata bensì molti effetti collaterali. Molti pazienti ritardano l’accesso all’assistenza medica a causa di una falsa sensazione di sicurezza e protezione, ma l’aver assunto clorochina o altri farmaci del kit Covid non impedisce che peggiorino e finiscano intubati o muoiano. La promozione del kit Covid, oltre a essere una gigantesca fake news, è uno dei più gravi disservizi resi alla popolazione».

Gli scienziati e i medici temono persecuzioni di stampo politico

Con il Covid-19 com’è cambiato il suo lavoro, Naihma? «Prima dell’insorgere della malattia, molte persone non sapevano cosa facesse di preciso un’infettivologa. Ho avuto in cura persone affette da Hiv, epatiti croniche, herpes zoster, varicella, infezioni urinarie recidivanti, osteomielite da inserzione di protesi. In confronto ad altri specialisti visitiamo, nel nostro ambulatorio soprattutto pazienti acuti. L’infettivologia è la specialità centrale in ogni programmazione sanitaria, indispensabile per sapere come le malattie si espandono e per evitare infezioni ospedaliere. In questo momento, la domanda ambulatoriale è molto alta e, nello stesso tempo, continua il lavoro di prevenzione in ambito ospedaliero».

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Un’altra immagine della dottoressa Naihma Salum Fontana.

Cosa vorrebbe dire sul Brasile di oggi? «Che il nostro Paese è l’esempio mondiale di come non bisogna gestire una pandemia. Le autorità sanitarie e scientifiche non sono mai state ascoltate e la crisi politica si accavalla a quella sanitaria. Solo negli ultimi mesi, il ministro della sanità è cambiato quattro volte. Molte vite brasiliane sarebbero state risparmiate con un presidente all’altezza o che, almeno, avesse fatto il minimo. Come professionisti sanitari ci vergognamo di cosa sta succedendo e di come il mondo vede il nostro Paese. A causa del clima fomentato da Bolsonaro, quando manifestiamo in difesa della scienza, del metodo scientifico e della medicina basata su evidenze, siamo tacciati come sovversivi e opportunisti. Siamo al punto in cui medici e scienziati devono evitare di esprimere le loro opinioni per non soffrire persecuzioni da parte della politica».

A oggi, in quasi 28 milioni hanno ricevuto almeno la prima dose

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Sorocaba, la città brasiliana in cui vive e lavora la dottoressa Naihma (foto Wikipedia).

Il Brasile, Repubblica formata dalla federazione di 26 Stati più il distretto della capitale Brasilia, con quasi 210 milioni di abitanti garantisce, tramite il Sus (Sistema unico di salute) il diritto all’accesso universale alle cure. Uno degli obiettivi del Governo Bolsonaro è di smantellare questa struttura, a favore della sanità privata.
Nonostante alcune azioni intraprese, anche da altri esecutivi, contro questa istituzione, si tratta comunque di uno dei più complessi sistemi di salute pubblica mondiale. Dopo la dittatura militare del periodo 1964-1985, il Sus è entrato in vigore con la Costituzione del 1988. Il sistema di salute ha sviluppato una rete di circa 42mila centri di vaccinazione ambulatoriale, che hanno dato i loro frutti durante passate emergenze sanitarie (febbre gialla, influenza H1n1) e hanno limitato i danni dell’attuale pandemia. Potenzialmente, il Brasile avrebbe la capacità di somministrare 3,4 milioni di dosi al giorno. L’istituto statale Butantan di San Paolo sta producendo il vaccino cinese Coronavac. Quasi 28 milioni di cittadini hanno ricevuto almeno la prima dose.

Davide Barile

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