Ambientalisti contrari al carcere nell’ex Acna

Ambientalisti contrari al carcere nell’ex Acna

VALLE BORMIDA Anche se non c’è ancora nulla di concreto, la possibile realizzazione di un carcere nel sito ex Acna di Cengio continua a far discutere. Nei giorni scorsi è stata l’Associazione per la rinascita della Valle Bormida a intervenire sulla questione ribadendo la propria opposizione al progetto. «La nostra associazione non è mai stata favorevole al carcere e non lo sarà finché il problema della bonifica non verrà risolto alla radice», scrive il sodalizio in una nota. «Come abbiamo più volte ribadito nel corso di questi anni (con l’evidenza di dati ufficiali), l’area non offre garanzie», affermano gli ambientalisti, le cui perplessità fanno anche riferimento alle prescrizioni contenute nella certificazione di bonifica rilasciata dalla Provincia nel 2010.

«Per costruire un carcere si devono realizzare importanti fondazioni e tutto ciò può interferire con le operazioni di emungimento del percolato. In caso di movimentazione di terreni bisogna poi ottemperare a ben 24 prescrizioni», aggiunge l’associazione valbormidese. «Per costruire il carcere pensiamo ci siano altri luoghi più sicuri e non interessati da un inquinamento di sostanze molto pericolose, per esempio l’ex caserma, ormai in disuso, di Cairo Montenotte», prosegue il sodalizio richiamando anche il giudizio negativo sull’area espresso tempo fa dall’associazione Antigone, che si occupa di diritti e garanzie dei detenuti. Secondo gli attivisti valbormidesi per riutilizzare il sito sarebbe meglio puntare sul centro di ricerca e studi sulle bonifiche, già previsto dall’accordo di programma siglato nel 2000, a pochi mesi dalla chiusura dell’Acna.

Intanto, sul sito Web di Eni rewind, la società proprietaria dell’area di Cengio sono stati aggiornati (al 31 dicembre 2020) i costi del risanamento ambientale, che ora ammontano a oltre 360 milioni di euro. Per finire i lavori, però, Eni rewind prevede di spenderne ancora altri 40.

Corrado Olocco

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