Ultime notizie

Il volontariato, nel Cuneese, ha troppe divisioni

Il volontariato,  nel Cuneese, ha troppe divisioni 1

ASSOCIAZIONI Mario Figoni è, dal 2017, il presidente del Centro servizi per il volontariato (Csv), l’ente che riunisce le associazioni del terzo settore della Granda, fornendo loro servizi e assistenza. Il Csv è, inoltre, collegato alla rete nazionale alla quale aderiscono gli omologhi di tutta la Penisola.

Al presidente abbiamo posto alcune domande per inquadrare meglio la situazione delle varie Onlus cuneesi.

Il presidente del Csv Mario Figoni.
Il presidente del Csv Mario Figoni.

In provincia ci sono circa novecento associazioni attive: possiamo dire che il mondo del no profit, da noi, gode di buona salute?

«Il bicchiere è, al contempo, mezzo vuoto e mezzo pieno. Ci sono moltissimi volontari e questo è un fatto indubbiamente positivo. Vedo però un’enorme frammentazione, le realtà sono tante e, alcune, di dimensioni ridotte. Mi chiedo, ad esempio, se alcune di esse potranno avere un ricambio generazionale: spesso gli stessi presidenti occupano la carica da decenni. Molti di essi, inoltre, non si accorgono di quanto il mondo sia cambiato e si renda sempre più necessario il ricorso al digitale».

Quali potrebbero essere le conseguenze?

«Le nuove generazioni non sono attratte dalle associazioni e preferiscono impegnarsi, per esempio, nelle consulte giovanili, cioè negli enti costituiti direttamente dai vari Comuni. Ho incontrato alcuni ragazzi che ne sono membri, per capire quali esigenze abbiano e, soprattutto, ascoltarli. Mi hanno detto di essere stufi di sentirsi continuamente ripetere, da una persona più anziana, come devono comportarsi. Rispetto al passato, il profilo del volontario è profondamente cambiato: una volta si andava in pensione a cinquant’anni e si cercava un’attività per occupare il tempo libero, ora sappiamo che non è più così. Quest’anno il Csv ha attivato due bandi per il Servizio civile: uno di questi sarà volto principalmente alla diffusione dei mezzi digitali di comunicazione, per promuovere le attività dei sodalizi iscritti».

Il volontariato, nel Cuneese, ha troppe divisioni

Quali strategie andrebbero attuate per andare incontro ai cambiamenti?

«Nei piccoli paesi sarebbe sufficiente tornare al dialogo: se, per esempio, si devono consegnare dei pacchi spesa, perché non unirsi tutti insieme e pianificare le modalità? Da anni ognuno pensa per sé, mentre andrebbero avviate nuove forme di collaborazione. Il Csv potrebbe impegnarsi per favorire gli incontri e creare delle reti più solide. Capisco, però, che possa risultare difficile scendere a compromessi.

Ci fa un esempio?

«Due anni fa, ad Alba, avevamo avviato un progetto per la lotta allo spreco alimentare: eravamo alla ricerca di un’associazione che facesse da capofila, abbiamo incontrato enormi ostacoli perché tutte quelle aderenti si erano candidate al ruolo e nessuna voleva rinunciare».

Torniamo al quadro presente: cosa cambia, nel terzo settore, con l’entrata in vigore del Registro unico nazionale, introdotto dalla riforma approvata nel 2017?

«Si tratta di uno strumento di trasparenza che permette a ogni cittadino di consultare i bilanci delle associazioni, semplicemente tramite l’accesso al sito Web servizi. lavoro.gov.it. Sono incluse sia le organizzazioni di volontariato che quelle di promozione sociale esistenti e le Onlus. L’iscrizione al Registro significa anche la garanzia di riconoscimento quale ente del terzo settore: si responsabilizzano, in questo modo, le associazioni, inducendole a mantenere e mettere in pratica il proprio statuto. Sarà inoltre più facile accedere ai vari benefici di legge, mentre le situazioni ambigue, come una stretta di mano per accordarsi e ricevere contributi, scompariranno: tutto si svolgerà alla luce del sole».

La pandemia ha messo in evidenza il grande lavoro dei volontari. Trova che, soprattutto da parte delle istituzioni, ciò possa diventare un alibi per le mancanze del sistema statale?

«Chiamati da tutti gli schieramenti politici i volontari hanno risposto, intensificando le attività che svolgevano già prima. Passata la prima ondata, tuttavia, si è tornati alla situazione che precedeva la pandemia, cioè il mancato coinvolgimento del nostro comparto ai tavoli decisionali. Forse dovremmo insistere di più per farci ascoltare, non a distanza ma partecipando direttamente alle riunioni dove si pianificano le strategie da attuare nelle varie aree».

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba