Biodiversità in Costituzione, Slow Food: «Non dimentichiamo quella domestica»

Biodiversità in Costituzione, Slow Food: «Non dimentichiamo quella domestica»
Le carote di Polignano, Presidio Slow Food

SLOW FOOD Da decenni la biodiversità alimentare è in pericolo a causa del dominio commerciale di poche multinazionali che producono semi ibridi, fertilizzanti e pesticidi. Quattro colossi mondiali gestiscono il 63 per cento dei semi. Nelle giornata di martedì 8 febbraio, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la modifica a due articoli della Costituzione italiana, il 9 e il 41, integrandoli con i riferimenti all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi e agli animali. Barbara Nappini, presidente di Slow food Italia, spiega: «Richiamare la tutela della biodiversità all’interno della legge fondamentale dello Stato rappresenta un passo importante e un motivo di soddisfazione, soprattutto per un’associazione come Slow food che, da oltre trent’anni, s’impegna concretamente nella sua difesa» Proprio in virtù dell’esperienza maturata in questi tre decenni, Nappini prosegue: «La tutela non va intesa soltanto come difesa del mondo selvatico, ma anche come salvaguardia delle varietà agricole coltivate e delle razze animali allevate, cioè la biodiversità domestica».

Tutelare la biodiversità

Secondo Slow food, significa dunque dire no alle monocolture vegetali; ridurre e vietare l’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci provenienti dalla chimica di sintesi; favorire la transizione verso sistemi biologici; sostenere gli allevamenti di piccola scala ed estensivi che, a differenza di quelli intensivi, rappresentano ecosistemi vari; scongiurare l’abbandono di terreni agricoli e delle aree montane e rurali. Non è possibile trascurare la microflora e quella microbiologica del suolo: è proprio lì che vivono due terzi di tutti gli esseri viventi rendendo fertile e produttivo il terreno agricolo. Proteggere questa biodiversità invisibile significa assicurare un futuro alla produzione alimentare. Ignorarla rappresenta al contrario un fattore di rischio consistente.

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Il fagiolo di Laverino, Presidio Slow Food.

Ora è il momento di agire

Tutelare la biodiversità è un impegno politico e richiede l’adozione di norme e di leggi che facilitino la conversione verso un sistema ambientale (e alimentare) maggiormente sostenibile. Ma è anche un impegno alla portata di tutti: scegliere come alimentarsi è un atto politico. Alcuni numeri possono aiutare a inquadrare la portata del fenomeno. Negli ultimi settant’anni sono andati perduti, a causa dell’uomo e delle sue scelte, tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10mila anni precedenti. Il 75 per cento delle colture agrarie presenti a inizio Novecento è scomparso. Dagli anni ’70 del secolo scorso, la produzione agricola si è orientata su un numero ristretto di varietà: tre specie (mais, riso, grano) forniscono il 60 per cento delle calorie necessarie alla popolazione del globo. Il 63 per cento del mercato dei semi è rappresentato da ibridi commerciali ed è controllato da quattro multinazionali che possiedono anche i brevetti degli Ogm e sono leader nella produzione di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti. Tutelare la biodiversità significa mettere in discussione un sistema alimentare insostenibile e che porterà al collasso dell’intero sistema di produzione alimentare, come messo per iscritto dalla Fao nel Rapporto sullo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura del 2019, se non invertiamo lo stato delle cose entro dieci anni. 

Le modifiche apportate alla Costituzione

Art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

Art. 41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».

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