Confagricoltura di Asti: non bastano gabbie e recinti per ridurre la presenza di cinghiali

L’assalto dei cinghiali a campi e noccioleti

PESTE SUINA «L’urgenza di procedere a un drastico depopolamento del cinghiale (come da recente comunicazione regionale) non è stata preannunciata né concordata con le organizzazioni degli agricoltori che, inascoltati, evidenziavano da tempo questa necessità, la quale si scontra con le misure adottate. Queste prevedono solo il posizionamento di gabbie e recinti per catturare i selvatici, e rappresentano uno strumento del tutto inutile, vista la situazione emergenziale». Lo afferma il presidente di Confagricoltura Asti Gabriele Baldi, riguardo al problema della peste suina africana.

La priorità è rappresentata da tutti gli allevamenti di suini presenti nelle zone infette. In base ai calcoli elaborati dai tecnici di Confagricoltura, accudire e alimentare un suino adulto costa 98 centesimi al giorno, solo per mangime e manodopera, escludendo ammortamenti, energia e altre spese. Il direttore di Asti agricoltura Mariagrazia Baravalle afferma: «Purtroppo sono risorse sprecate, considerando che il valore di questi animali è fortemente deprezzato a causa del proliferare della malattia, la quale ha sbarrato, di fatto, le porte di entrata a tutti i circuiti per la produzione di denominazioni di origine protetta». Baldi e Baravalle lanciano un appello: «Il presidente della Regione si faccia carico in prima persona dell’emergenza e, coordinandosi con gli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura, adotti un piano efficace. Tre le azioni fondamentali: la macellazione dei capi suini nelle zone infette, se necessario; il ristoro alle aziende danneggiate e un’azione di contenimento, con l’abbattimento selettivo dei cinghiali sul territorio piemontese, attraverso una strategia comune con le regioni confinanti».

Manuela Zoccola

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