L’economia galoppa e i cuneesi si sentono soddisfatti della loro vita

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L’INCHIESTA Secondo la recente classifica di Italia oggi, che indaga la qualità della vita nel Paese con l’università la Sapienza di Roma, la provincia di Cuneo perde nove posizioni e si attesta al ventitreesimo posto, mentre Parma conquista la vetta e Crotone è ultima. Eppure, la spiegazione di questi mutamenti non è ascrivibile solo a ragioni interne, ma a uno scenario internazionale in mutamento. La domanda è, dunque: come cambia la provincia in un mondo sempre più iperconnesso? Nell’epoca delle tre crisi – sanitaria, climatica e migratoria – tutto appare collegato e vacilla l’idea d’indipendenza, di protezione di un territorio da ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza. Secondo i dati contenuti nel Dossier socioeconomico della fondazione Crc pubblicato a ottobre, a livello globale le previsioni sull’andamento economico del 2021 rispetto all’anno precedente sono molto migliorate. In numeri, secondo le ultime stime Ocse, il Pil (prodotto interno lordo) globale è previsto in crescita del 5,7% per la fine del 2021 e intorno al 4,5% per il 2022. Eppure viene duramente colpito il mercato del lavoro, soprattutto per la fascia che ha basse conoscenze, che fatica a raggiungere i livelli prepandemici. Se si assiste – in taluni comparti – a un incremento del precariato e della disoccupazione; notevole è invece la crescita della produzione industriale, soprattutto nel settore manifatturiero, che si attesta al +12% nel primo trimestre 2021 rispetto al quarto trimestre 2020. Analizzando il Dossier socioeconomico, è possibile osservare come la provincia di Cuneo abbia seguito andamenti simili: nel primo trimestre del 2021 il Cuneese ha visto un aumento della produzione industriale (+5,2% rispetto all’anno precedente) e delle esportazioni (+5,8%), confermandosi la seconda provincia esportatrice del Piemonte. Per il quarto trimestre del 2021 le imprese manifatturiere di Cuneo sono decisamente ottimiste riguardo alla possibilità di cavalcare la ripresa economica. Insomma, l’economia della Granda sembra emulare gli andamenti globali in maniera quasi simmetrica. D’altro canto, anche da noi, pure in misura più contenuta, si registra l’incremento della disoccupazione e del precariato. Per contro, come vediamo qui sotto, il profilo sociale e “psicologico” della Granda sembra godere di una relativa immunità rispetto al difficile contesto esterno.

Roberto Aria

Qui, dove due persone su tre hanno fiducia nelle istituzioni

L’economia galoppa e i cuneesi si sentono soddisfatti della loro vita 1Spiegano i ricercatori del Dossier socioeconomico della fondazione Crc, riprendendo i numeri dell’Ires (Istituto per le ricerche economiche e sociali), che il 41,1% dei piemontesi si dice «molto soddisfatto» per la propria vita; ma a Cuneo questa percentuale si alza al 49,2%, offrendo uno spaccato nettamente migliore. Pochissimi residenti nel Cuneese dichiarano di non essere «affatto» soddisfatti. Inoltre, quasi due su tre (64,1%) nella Granda hanno fiducia nelle istituzioni– contro il 56,2% della media piemontese – e una larghissima maggioranza si ritiene contenta del proprio status economico. In Italia invece, secondo l’ultima analisi dell’Istat, la quota di persone over 14 che esprimono una elevata soddisfazione per la propria esistenza si ferma al 41,4%, mentre gli italiani appagati della propria situazione economica raggiungono soltanto il 53%. Infine, secondo l’Oecd life index gli abitanti dei Paesi europei hanno dato, in media, un voto pari a 6,5 punti su 10 (poco più che sufficiente) alla propria vita. Nel Cuneese, dunque, la percezione della propria situazione è migliore rispetto agli scenari macroscopici, anche se sempre di più appare urgente individuare delle strategie  per tutelare questa nostra “positiva differenza”, evitando un eccesso di esposizione agli spesso volubili scenari a livello internazionale.

r.a.

Mattia, che ha dovuto subire le crisi del momento ma ha trovato l’amore

«Fino a poco tempo fa pensavo che la geopolitica e i movimenti internazionali fossero
qualcosa di lontano, privi di relazione con la pacifica vita della provincia di Cuneo e di Alba. Era come se mi sentissi protetto, ma il velo è caduto a inizio 2021»: così afferma Mirko, un giovane di 24 anni. La vicenda racconta come le biografie possano mutare
in un mondo sempre più globalizzato, in cui il concetto di spazio fisico si assottiglia e viene meno. Racconta il giovane albese: «Ci sono tre cose, tre elementi di cui ogni giorno leggevo sui giornali o sui siti Internet e che reputavo da me lontani: la Brexit, le restrizioni sul Covid-19 e la crisi migratoria. Capivo l’urgenza estrema di queste tematiche, le comprendevo a livello cognitivo, ma era come se non riuscissi a convincermi davvero che si trattasse di fatti reali, in grado di influenzare le nostre vite. Ne discutevo con gli amici, ma non le vivevo davvero. In fondo, pensavo alla mia vita fatta di lavoro, famiglia e uscite». È febbraio quando Mattia riceve una chiamata: suo cugino, che da anni lavora a Londra in un ristorante, a causa delle restrizioni e del clima incerto causato dall’uscita del Regno Unito dall’Ue, ha deciso di tornare in Italia. «Avevo un ottimo rapporto con lui: era il mio secondo fratello quand’era in Italia. Alla richiesta di stare da me per qualche settimana, giusto il tempo di trovare un lavoro e rimettersi in sesto, mi sono sentito contento, ma allo stesso tempo ho avuto il timore che i miei spazi di autonomia, così faticosamente guadagnati, venissero meno. Tuttavia ho accettato e dopo alcuni giorni Mattia era a casa mia, iniziando una convivenza a due nel mio piccolo appartamento di corso Langhe. Lui era molto provato dall’esperienza di lasciare il Paese che amava: è stata dura stargli vicino, ma ho imparato tanto e oggi posso contare su un legame intimo, vero, che senza la Brexit non si sarebbe mai stretto tanto». Il secondo elemento che nel giro di poco tempo trasforma la vita di Mattia riguarda il Covid-19 e la decisione delle autorità mondiali di regolare i flussi di persone. «Nell’inverno avevo prenotato il viaggio che tanto desideravo, in Thailandia. Ma, a causa del repentino incremento dei contagi ho dovuto rinunciare: ho perso molti soldi, perché avevo prenotato strutture che non mi hanno rimborsato». Mattia conclude: «Il terzo
elemento che mi ha fatto capire come tutto sia connesso è stato l’arrivo di Fatima, una ragazza africana rifugiata ad Alba e richiedente asilo. L’ho conosciuta per caso, a un evento musicale estivo. Ci siamo innamorati e ora stiamo insieme e siamo felici». Nel giro di breve tempo la vita di Mattia è cambiata: «Mi sono trovato a prendermi cura di un amico in difficoltà, a incontrare la donna della mia vita e a rinunciare a un sogno a lungo cullato. Tutto è accaduto a causa di decisioni internazionali e situazioni geopolitiche su cui non ho il minimo controllo. È così che ho capito che oggi viviamo in un mondo strano, dove un movimento minuscolo a migliaia di chilometri di distanza può provocare cambiamenti radicali nelle nostre esistenze. È compito nostro avere sempre fiducia, mantenere la speranza e affidarci alla vita, che ci sa portare dove deve».

r.a.

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