Testimonianze. Claudia, fisioterapista innamorata di Rodello

Su Gazzetta abbiamo deciso di dedicare uno spazio alle immigrate in Alba e dintorni che hanno scelto di svelarsi, con le loro esistenze che superano le barriere geografiche, culturali e linguistiche.

IL RACCONTO Lo sguardo di Claudia comunica, insieme al delizioso accento colombiano, tutta l’effervescenza del suo carattere solare ed espansivo. Oggi è un giorno felice, perché ha comprato il biglietto aereo per tornare a riabbracciare la sua famiglia dopo tre anni, il distacco più lungo, dovuto alla pandemia. Nel 1990, a 25 anni, Claudia si trasferisce dal cuore di Bogotà in un piccolo paesino delle Langhe, Rodello.

Testimonianze. Claudia, fisioterapista innamorata di Rodello

Le sue parole: «Mi ero appena laureata in fisioterapia e avevo iniziato a lavorare in un ospedale, quando l’università mi ha contattata per offrirmi un posto di lavoro a Rodello, in una clinica per la riabilitazione gestita da sacerdoti. Mancava personale». Già, perché scegliere questa professione? «Dopo le superiori ero indecisa. Quando mia nonna si lesionò un’anca iniziai ad accompagnarla alle sedute di fisioterapia. Vedere il suo veloce recupero, anche psicologico, mi ha spinta ad aiutare le persone, imparando le tecniche terapeutiche».

Il paesaggio delle Langhe riempie subito gli occhi e il cuore di Claudia. Inoltre, la clinica in cui arriva si avvale di un personale multietnico: italiani, belgi, argentini, un ambiente con un forte scambio culturale. I pazienti, invece, sono quasi tutti del posto, per lo più contadini. «All’inizio mi sono sentita spiazzata, perché parlavano in dialetto! Con il tempo ho imparato a capirlo, anche se fatico a parlarlo. I pazienti, comunque, ci hanno accolti benissimo. Credo che l’integrazione dipenda molto da come ci si pone nei confronti delle persone».

L’impatto del cambiamento per Claudia è sereno, i gestori in poco tempo provvedono a fornire un contratto regolare e un alloggio nel paese. «Mi è sembrato di arrivare in un Paese pronto a ricevermi bene, non ostile nei miei confronti». Per una neolaureata colombiana l’idea di spostarsi in un altro Continente per crescere professionalmente rappresenta una tappa obbligata. «Anche se in Colombia avevo una vita felice, progettavo di trasferirmi in Europa per fare esperienza. Da noi si sente molto l’esigenza di spostarsi per imparare. Nel tempo ho capito perché le persone del posto, soprattutto quelle più anziane, vedevano la mia scelta come qualcosa di traumatico. Probabilmente ricordava loro l’intensa emigrazione degli italiani», riflette Claudia. Mentre oggi si acquistano biglietti aerei con un click, durante gli anni della grande emigrazione gli italiani lasciavano un Paese arretrato in cerca di fortuna, senza sapere se e quando avrebbero riabbracciato i loro cari.

Storie di donne di paesi lontani

Dopo quattordici anni a Rodello, Claudia si è trasferita ad Alba nel ruolo di fisioterapista coordinatrice all’istituto Ferrero. Nel frattempo, continua a studiare per specializzarsi in riabilitazione neurologica, frequentando stage in tutto il mondo. A dicembre 2021 lascia l’istituto Ferrero per realizzare il suo sogno: aprire uno studio e lavorare come professionista. «Per me è stato un traguardo. Mi sono sempre sentita ben accolta e mai ostacolata; nonostante tutto, non sono mancate le difficoltà. Avvicinarmi a un percorso di fede mi ha aiutata a non gettare la spugna».

Claudia si sente parte della comunità al punto d’interessarsi anche alla politica: «Bisogna partecipare, la politica è per tutti coloro che si ritengono cittadini. Dobbiamo imparare a intervenire non solo come ascoltatori ma come attori. Il mio impegno è stato un punto di crescita e un modo per ricambiare quanto ho ricevuto dall’Italia». Quando a descrivere il nostro paesaggio è uno sguardo che ha percorso Paesi e Continenti, ci si accorge quanto sia speciale: «Alba e le Langhe sono la mia terra», dice con un velo di emozione Claudia. «Non andrei mai via da questi luoghi, per me sono paesaggi vergini, da salvaguardare».

g.d.c.

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