Per noi Dio è l’amico su cui si può sempre contare

PENSIERO PER DOMENICA – XVII TEMPO ORDINARIO – 24 LUGLIO

Tutti i leader religiosi hanno insegnato ai loro discepoli a pregare. Lo hanno fatto anche Abramo e Gesù. Nelle letture della 17ª domenica (Gen 18,20-32; Lc 11,1-13) c’è una sintesi del loro insegnamento, che ci fa comprendere cos’è la preghiera.

Per noi Dio è l’amico su cui si può sempre contare
Abramo serve gli angeli, simbolo di accoglienza del volere di Dio (Miscellanea Rothschild 1470-1480).

Pregare è un bisogno dell’uomo. La storia umana offre infinite testimonianze. La preghiera come grido, invocazione di aiuto nel pericolo è un istinto dell’uomo. In particolare questi ha bisogno di immergere in Dio i problemi della vita: dai grandi drammi della storia come quello di Sodoma ai piccoli inghippi del vivere quotidiano, come la mancanza di una pagnotta. Nel cuore di Dio c’è posto per tutto. La fiducia in Dio che aveva spinto Abramo a intercedere per Sodoma e Gomorra è la stessa raccomandata da Gesù: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».

A un amico si può chiedere. La storia di Sodoma e Gomorra non è la cronaca di un disastro ambientale, causato da un castigo divino, ma è uno straordinario spaccato sul cuore misericordioso di Dio, disposto a perdonare sempre. Abramo, protagonista dell’intercessione, ha con Dio una tale familiarità da parlargli a cuore aperto. Ci sono favori che non si chiedono a un estraneo, ma solo a un amico. E per chi prega Dio è tale.

Come nasce la voglia di pregare? Nasce per contagio, vedendo qualcuno che prega. Per i discepoli, vedendo Gesù. Con il Padre nostro, Gesù ci offre precisi insegnamenti: che Dio è vicino, un padre attento e sensibile ai bisogni dei figli, nonostante sia il Dio del cielo, il Santo. Questo Dio ci chiama a superare noi stessi, entrando nella logica del Regno, fino a fare la sua volontà. Poi però è anche molto concreto, preoccupato che noi abbiamo da mangiare, che sappiamo perdonare, che non ci lasciamo vincere dal male. Gesù ci insegna a chiedere con fiducia ciò che non dipende da noi: il pane, il perdono e lo Spirito. Il pane simboleggia gli elementi essenziali della vita, il venire al mondo, la salute, la terra da cui ricaviamo i beni vitali: tutti doni gratuiti di Dio. Anche il perdono, come appare nella Scrittura, è un gesto troppo alto per noi, possibile solo con l’aiuto di Dio. Lo Spirito Santo infine è Dio, in quanto presente nella nostra vita, principio di rinnovamento. Tutte queste realtà, secondo Gesù, dobbiamo chiederle con l’insistenza dell’amico importuno, che non ha paura di disturbare. Anche questo però è espressione di fede: chi ha un amico vero sa che può contare su di lui sempre. Dio è un amico così.

 Lidia e Battista Galvagno

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