Vasta campagna di controlli per neutralizzare esche avvelenate

False perizie acustiche scoperte dai carabinieri forestali 1
Immagine d'archivio

FORESTALI Quarantuno ispezioni e 150 chilometri di sentieri boschivi percorsi per localizzare e neutralizzare eventuali esche avvelenate: i controlli condotti dai Carabinieri forestali hanno interessato, fra il 4 e il 6 ottobre, il Cheraschese e l’Albese e si sono estesi all’alta valle del Tanaro (fino ai Comuni limitrofi di Briga Alta e Ormea), la valle Po (nei pressi di Oncino) i centri astigiani di Calosso, Celle Enomondo, Cerreto, Montafia, Nizza Monferrato oltre agli abitati savonesi di Piana Crixia e Cosseria in Val Bormida.

L’azione ha interessato tredici unità cinofile antiveleno dei reparti territoriali ed è stata concepita come deterrente alla pratica che, secondo i dati dell’istituto zooprofilattico regionale ha prodotto 270 riscontri nel solo biennio fra 2019 e 2020. I controlli hanno coinvolto anche il persona del Parco regionale Alpi marittime, di quello delle Alpi Cozie e della Città metropolitana di Torino. L’utilizzo di esche avvelenate, diffuso per liberare areali dai predatori selvatici (fra tutti il lupo) è conosciuto anche fra i trifulau, talora per “eliminare” la concorrenza di altri candidati.

L’articolo 544 del Codice penale punisce con la reclusione fino a due anni i responsabili della collocazione delle esche.

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