Giorgio, una bella testa dura: intervista alla cugina di Papa Francesco

Giorgio, una bella testa dura: intervista alla cugina del Papa
Papa Francesco con la cugina Carla © Gazzetta d'Asti

TESTIMONIANZA Il batticuore iniziale si è lentamente attenuato e lo stupore della sorpresa ha ceduto il passo alla frenesia dell’attesa, che ancora la separa dall’incontro con suo cugino Giorgio, come è solita chiamarlo.

Carla Rabezzana, residente a Portacomaro, riceverà la visita di papa Francesco, sabato 19 e domenica 20 novembre. Il Pontefice ha organizzato la trasferta nel paese natale dei suoi avi per festeggiare il novantesimo compleanno della cugina, che ricorre martedì 8.

Dopo l’incontro in forma privata di sabato 19 con la cugina, il Santo Padre domenica 20, solennità di Cristo Re, presiederà la Messa delle 11 nella cattedrale di Asti. Sempre nel capoluogo, condividerà il pranzo domenicale con i suoi sei cugini di secondo grado (oltre alla signora Carla, due vivono a Vaglierano e Tigliole e tre a Torino) e i loro familiari.

Nonostante la forte pressione mediatica degli ultimi giorni, Carla ha accettato di raccontarsi a Gazzetta d’Alba. Il dialogo, da subito molto piacevole, rivela una donna energica e pragmatica, semplice e diretta, incline alla gentilezza.

L’indescrivibile emozione che ha provato, nel momento in cui il Papa le ha preannunciato la sua visita, è ancora palpabile. «Sono rimasta senza parole. Allora, Giorgio ha aggiunto, scherzando: “Se non ti fa piacere, non vengo!” Ho replicato che ero così contenta da avere il batticuore e lui ha aggiunto: “Guarda di non morire!”».

La parentela risale al nonno di Carla, fratello del nonno di papa Bergoglio. Addentrandosi tra i rami dell’albero genealogico con un rapido balzo a ritroso nel tempo, la cugina spiega: «Non ho mai conosciuto il nonno, né il papà di Giorgio, perché sono emigrati in Argentina nel 1929, cioè qualche anno prima che io nascessi. Giorgio, invece, ha conosciuto mio nonno in uno dei suoi primi viaggi in Italia, a partire dal ’73-’74. Ho incontrato mio cugino per la prima volta quand’era quasi quarantenne. Da allora, siamo rimasti sempre in contatto. Quando veniva in Italia per andare in Vaticano, si fermava spesso a casa mia, a Torino, dove all’epoca vivevo».

Il discorso insegue le linee del cuore. Quello del Pontefice è diviso tra il Vecchio continente e il Nuovo mondo. «Giorgio ha mantenuto il pensiero alla terra d’origine degli avi e alle radici familiari, anche se è l’Argentina il suo Paese, dov’è nato e cresciuto. Immagino che un po’ gli manchi», dice Carla.

La curiosità di scoprire quale tratto tipico dell’indole piemontese e, in particolare astigiana, abbia ereditato il Papa viene prontamente soddisfatta. Al riguardo, Carla non ha esitazioni: «Come si dice dalle nostre parti, Giorgio è una bella testa dura, nel senso che è una persona molto determinata, con le idee chiare, che sa cosa vuole e cosa fare e lo fa molto bene».

Aggiunge la signora: «È dotato di un’intelligenza molto sopra la media e possiede un’incredibile memoria, più di un’elefante».

Alla domanda su cosa abbiano in comune i due cugini, Carla risponde con umiltà: «Non posso certo pensare di accomunarmi al Papa, ma a livello caratteriale riscontro la stessa sincerità: per noi il bianco è bianco e il nero è nero. Siamo persone semplici e che sanno stare al proprio posto».

La cugina sottolinea, poi, il senso dell’umorismo del Santo Padre, riproponendo, divertita, un aneddoto che nei giorni scorsi ha già avuto modo di raccontare. «Giorgio non mette in soggezione. È molto ironico, ha sempre tanta voglia di scherzare e la battuta pronta. Quando mi telefona, chiede se parla con la casa di riposo. Stando al gioco, gli dico di non prendermi in giro, perché potrebbe finirci anche lui, che a sua volta replica: “Vedremo, se ci andrò anch’io”».

Riflettendo sul privilegio che ha Carla di conversare con il Papa, nasce spontaneo il desiderio di condividerne qualche pensiero, di cui lei ha potuto fare tesoro. «Non mi viene in mente qualcosa di particolare. In realtà, ogni volta in cui il Pontefice parla, c’è sempre un insegnamento nelle sue parole. In generale, sa sdrammatizzare, non perde il sorriso e cerca di trovare soluzioni ai problemi», confida la cugina.

A proposito di difficoltà, gli ultimi anni sono stati molto duri, soprattutto a causa della pandemia e della guerra in Ucraina. Carla annuisce, lasciandoci il messaggio più prezioso: «Quanto è accaduto e continua a succedere è motivo di grande sofferenza per il Papa, che partecipa al dolore di tutti ed è vicino alle persone bisognose. Il Santo Padre, però, non perde mai la speranza».

 Manuela Zoccola

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