Protestano i lavoratori Si Cobas Ge.S.A.C. della Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”, mandati a visita medica e lasciati a casa senza stipendio

Protestano i lavoratori Si Cobas Ge.S.A.C. della Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”, mandati a visita medica e lasciati a casa senza stipendio

CHERASCO Datore di lavoro manda dipendenti a visita medica e li lascia senza stipendio…

«Ebbene si, questo è ciò che è accaduto a noi lavoratori della Ge.S.A.C., in servizio nella cucina della Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”, ed iscritti al Sindacato Si Cobas.

L’azienda ha deciso che dovevamo essere sottoposti a visita medica presso il Medico Competente del Lavoro. Abbiamo eseguito la visita agli inizi di ottobre ma il medico del lavoro ha, “stranamente”, deciso di non esprimere un giudizio. Siamo stati così inviati, dal datore di lavoro, a visita presso il Servizio di Medicina del Lavoro del CTO di Torino.

Il primo responso che è giunto, per uno dei dipendenti visitati, afferma che, per legge (art. 39 d.lgs 81/2008), deve essere il medico competente dell’azienda ad esprimere il giudizio di idoneità, lo stesso che aveva deciso di astenersi. Risultato: il datore di lavoro ha arbitrariamente deciso di non versare lo stipendio al lavoratore per tutto il periodo che è intercorso tra le due visite mediche.

Ci chiediamo se sia giusto che l’onere di una sospensione dal lavoro, per una visita medica richiesta dal datore di lavoro, debba ricadere sul lavoratore che, fino al giorno prima della visita medica, era regolarmente in servizio? E questo sarebbe un datore di lavoro appartenente alle ACLI, quindi alla Chiesa, che, pertanto, dovrebbe ispirarsi ai valori cristiani?»

Lavoratori Si Cobas Ge.S.A.C. Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”

 

«In questa fase della crisi, ormai non solo più economica, ma anche sociale e politica, sono sempre più dure le condizioni lavorative e di vita dei lavoratori. In relazione al fatto che aumentano i carichi e i ritmi di lavoro, gli orari, i controlli e la repressione e al tempo stesso i salari sono sempre fermi al palo se non addirittura ribassati, in Italia da almeno 30 anni. I beni di prima necessità, il carburante, le bollette, i mutui sono sempre lì e sono sempre più cari nel sostentamento di cui un lavoratore necessita per mantenere la propria famiglia.

In tutto ciò emerge la gravità della decisione unilaterale ed illegittima della Ge.S.A.C. nei confronti di questi lavoratori iscritti al Si Cobas, tra cui un rappresentante sindacale, sospesi da lavoro e retribuzione, in palese violazione di tutta una serie di regolamentazioni di cui la cooperativa evidentemente si fa beffa, e senza aver mai avviato un confronto con loro o con il Sindacato.

Un duro scontro nato quando questi lavoratori si sono iscritti al Si Cobas, portando a una posizione conflittuale tra l’interesse della salvaguardia dei diritti e la salute dei lavoratori all’interesse aziendale. Prima in quel contesto, non solo di cooperative e case di riposo, ma della sanità in generale, i sindacati, se pur grandi, sono asserviti a una linea filo-padronale, che invece a noi non appartiene.

Il prossimo venerdì 18 novembre scendiamo in piazza a manifestare per migliorare le condizioni dei lavoratori e la libertà sindacale: rivendicando la fine di ogni comportamento discriminatorio, il reintegro in servizio effettivo dei lavoratori sospesi ed il pagamento del salario arretrato non corrisposto. Il presidio di solidarietà avrà luogo venerdì 18 novembre dalle ore 10.30, difronte alla sede della Ge.S.A.C., in via Roma 7 a Cuneo».

Daniele Mallamaci, Sindacalista Si Cobas Torino

Marco Didier, presidente di Ge.S.A.C., società cooperativa sociale, in risposta a questa lettera ha espresso alcune osservazioni.

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