Nel 2050 non avremo più ghiacciai

Nel 2050 non avremo più ghiacciai

AMBIENTE L’ultima ricerca, il Rendiconto nivometrico, l’ha fatta Arpa Piemonte, presentata a un recente convegno a Torino, a cui partecipava anche il presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli, il quale è entrato nel dettaglio: «La stagione estiva 2022 è stata drammatica per i nostri ghiacciai alpini. Abbiamo perso quattro metri di spessore, mentre la media degli anni precedenti, pure negativi, era di un metro e trenta. Abbiamo consumato in una sola estate quello che andava via in tre, perdendo un capitale idrico importantissimo. In un’annata di siccità come quella del 2022, la fusione dei ghiacciai ha tamponato la crisi dei fiumi, ma è tutta acqua che non troveremo più per le possibili carenze del futuro». Mercalli ha insistito: «I ghiacciai si stanno consumando e sono destinati a estinguersi più o meno attorno alla metà di questo secolo, a causa del continuo aumento della temperatura».

In questo contesto è stato siglato un accordo tra la Società meteorologica italiana e l’Arpa per il monitoraggio in alta quota, in modo da costruire archivi di informazioni per arrivare a una migliore conoscenza dei fenomeni sull’arco alpino occidentale. I numeri raccontano un contesto ostile per quanto riguarda il Piemonte. Nella stagione invernale 2021-2022 il deficit nevoso è stato di circa il 50%, con punte fino a -70-80% sui settori Nord occidentali e tra il -30% e il -50% sul restante arco alpino. Anche gli spessori di neve al suolo hanno raggiunto in più casi valori minimi storici sulla serie di 20-30 anni, con una fusione anticipata dell’innevamento.

L’inverno si è così classificato al primo posto per la combinazione di siccità e temperature elevate rispetto agli ultimi 60 anni. Se da un lato le valanghe si sono ridotte, lo ha fatto anche la concentrazione di acqua nei corsi e nelle falde.

Settimana della comunicazione: con Mercalli si parla di clima (INTERVISTA)
Il meteorologo Luca Mercalli

Dopo anni d’indifferenza la politica sembra consapevole della situazione e promette interventi strategici. Difficile capire se questa mobilitazione sia destinata a impattare in modo reale sul sistema ecologico. Durante il convegno di Arpa l’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati ha dichiarato: «Il Piemonte si è trovato ad affrontare nell’ultimo anno una crisi idrica senza precedenti imputabile agli effetti del cambiamento climatico, che ha inciso profondamente, soprattutto, sul comparto agricolo. Quest’anno, per la prima volta, la Regione Piemonte è intervenuta alla Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: abbiamo portato la nostra esperienza di politiche e iniziative a livello locale. Siamo convinti che le azioni su piccola scala siano fondamentali per affrontare la sfida dello sviluppo sostenibile a livello globale. In uno scenario come quello attuale, nel quale la crisi idrica non è superata affatto, appare sempre più importante ragionare per realizzare interventi infrastrutturali, piuttosto che emergenziali». In effetti, una delle conseguenze principali dell’assenza di neve ricade proprio sul comparto agricolo.

Luca Marenco, presidente degli associati Agia – gruppo della Cia: oltre trecento imprenditori agricoli cuneesi con meno di quaranta anni –, viticoltore a Barolo, ha dichiarato: «Esistono prospettive di sopravvivenza e sviluppo, tramite un nuovo approccio rispetto alla gestione dell’attività. Non si può dire: “Abbiamo sempre lavorato così e dobbiamo continuare su questa strada”. Bisogna essere pronti ad affrontare le sfide che la realtà propone».

Per fare questo, ha detto il giovane, 31 anni, «bisogna incrementare le agevolazioni riguardanti gli investimenti nelle energie rinnovabili, per esempio tramite l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle strutture agricole. Perché i rincari dell’energia prodotta con i metodi tradizionali stanno facendo collassare molte aziende, anche quelle rurali».

Matteo Viberti

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