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Abitare il piemontese: la prima parola del 2023 è Cassù

Mestolo a base circolare, ramaiolo da cucina adoperato per rimestare e servire vivande, ma anche simbolo di governo e amministrazione domestica.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Lëccia

ABITARE IL PIEMONTESE Tra gli oggetti presenti in cucina è del cassù (o cassul) che parliamo oggi, anche per il suo significato antropologico. Questa parola è arrivata al piemontese probabilmente dal latino medievale cattiam (tazza, mestolo, cucchiaio), a sua volta originato dal greco cyàthion (vasetto per attingere vino dal cratere e versarlo nei bicchieri), oppure akàtion (coppa). Tornando al piemontese, non può sfuggire la càssa, un mestolo a base quadrata (anziché circolare come il cassù), da cui deriva la cassaròla, un pentolino di medesima forma ma maggiori dimensioni. Il cassù poi, oltre a generare il diffuso cognome Cazzullo, determina anche l’unità di misura della cassoȓà: la mestolata.

La locuzione avèj ëȓ cassù ‘n man (avere il mestolo in mano) pare riferita a un’usanza ormai scomparsa nelle campagne fino a inizio Novecento: quando il figlio maschio portava a casa la giovane moglie, la mamma dello sposo attendeva la nuora sulla soglia con il mestolo in mano, porgendoglielo come uno scettro per cedere il governo della casa, giacché il mestolo era simbolo di comando domestico. La nuora per vari motivi avrebbe dovuto rinunciare, permettendo alla suocera di continuare a esser padrona. Certo, se la nuora avesse accettato o avesse avuto idea di gestire casa, la suocera avrebbe esclamato vate a caté ‘n cassù! che, letteralmente significa va a comprarti un mestolo, ma l’esclamazione divenuta popolare ha assunto il significato di mandare al diavolo, senza essere volgari. Quando era un uomo il destinatario della battuta, l’invito era a dedicarsi a operazioni donnesche, casalinghe, un tempo sentite avvilenti e di inferiore importanza, rispetto a quelle maschili.

Sui balli a palchetto, infine, quando una donna rifiutava un uomo si diceva a ȓ’ha dàje ëȓ cassù (gli ha dato il mestolo): chissà se glie lo dava figuratamente sulla testa! Fatto è che lo sventurato doveva cercare un’altra donna oppure sté aȓ bèich (restare a guardare). Certo è che esse bel s bala bin (se si è belli è facile trovare con chi ballare), e valeva anche per l’intelligenza, la simpatia, la ricchezza!

Paolo Tibaldi

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