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Abitare il piemontese: la prima parola del mese di febbraio è Tòch

Significa: pezzo, parte, frammento, appezzamento o terreno, ma anche antico copricapo aulico.

Scopriamo perché il preventivo viene detto "Paciàra" in piemontese

ABITARE IL PIEMONTESE Ëm piàs lese ij tò tòch! (mi piacere leggere i tuoi articoli). Vanità puramente volta a introdurre la parola di questa settimana: tòch. Se in italiano la traduzione pezzo pare generica e approssimativa, in piemontese il suo significato sembra sempre ben contestualizzato. Per chi vive in campagna tòch è prima di tutto un appezzamento, una porzione di terreno. Non c’è bisogno di dire tòch ëd tèra, che sia di terra è superfluo. Quanto gaudio mostra chi rivendica o desidera un terreno prezioso perché ben esposto: avèj ‘n tòch ao so’ (avere un terreno al sole.

Ho sentito esclamare a un nullatenente: s’ët veuȓi pissé ant o tò, ët deuvi pissete ‘n man! (se vuoi orinare nella tua proprietà privata, devi orinarti in mano). È chiaro che costui non possedesse tòch, ma è ancora più chiaro quanto il piemontese vanti modi di dire di un’efficacia unica. Troviamo tòch per dire andé a tòch (andare in rovina), esse a tòch (essere a pezzi, sfinito), ciamé ij tòch (mendicare, chiedere l’elemosina), paghé o sò tòch (pagare la propria spettanza), pijè ‘n tòch ëd mëssa (prendere una parte di messa), pijé o tòch ëd càrta (raggiungere un obiettivo scolastico).

Tochetin è il diminutivo, lo dice anche la filastrocca di Maria Gavòta quando, perso per strada l’incarto contenente la salsiccia, …i-i è passàje ‘n gàt-gatìn, o ȓ’ha baȓbaje ‘n tochetin… (è passato un gatto-gattino, gliene ha rubato un pezzettino). Esse ‘n tòch ëd pan, letteralmente significa essere un pezzo di pane, ma in realtà è metafora per descrivere la bontà, l’innocenza di qualcuno simile solo al pane.

Come riporta il Repertorio etimologico piemontese, tòch con il significato di pezzo considera l’origine da una base onomatopeica prelatina tokk, indicante il percuotere per rompere, fare a pezzi, appunto. Seppur più raramente con tòch s’intende anche un copricapo del passato e usato ancora oggi da magistrati, avvocati e professori universitari quando indossano la toga. Potrebbe provenire dal francese toque (cappello del giudice), a sua volta dallo spagnolo toca, di origine probabilmente araba taq (cuffia). Ëm piàs scȓive ij mé tòch!

Paolo Tibaldi

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