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Mal d’aria: Torino e Asti sul podio delle città più inquinate del Paese

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AMBIENTE L’aria che respiriamo è malata anche nell’Albese: nelle città italiane – Torino in testa – l’inquinamento atmosferico rimane al di sopra dei limiti previsti dalla legge, mentre le persone continuano a essere esposte a componenti dimostratisi molto dannosi per la salute. In sintesi, è quanto certifica la nuova edizione del rapporto Mal d’aria di Legambiente, che ogni anno confronta i dati relativi ai capoluoghi di provincia.

A essere posti sotto la lente di ingrandimento, con riferimento al 2022, i valori delle polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e del biossido di azoto (N02) rilevato dalle varie centraline territoriali. Ne emerge un quadro con molti lati oscuri, anche per quanto riguarda il Piemonte, con più di una città capoluogo di provincia al di fuori dei limiti di legge e con scenari non troppo incoraggianti per il futuro. I singoli Comuni non sono compresi nel monitoraggio, ma i dati sono reperibili attraverso la piattaforma regionale Aria, che mette a disposizione i rilevamenti delle varie centraline dell’Arpa.

Per Alba, il dispositivo si trova in via Tanaro, vicino al mercato ortofrutticolo: nel 2022, per quanto riguarda le Pm10, sono stati registrati 30 superamenti del valore medio giornaliero di 50 microgrammi al metro cubo. Per la normativa attuale, per essere in regola non bisogna superare la soglia per più di 35 giorni all’anno. A Bra, con la centralina di Madonna dei fiori, la situazione non si discosta troppo da quella albese, con 31 superamenti. Sono numeri che vanno interpretati anche all’interno della serie storica degli scorsi anni, per valutarne l’andamento nel corso del tempo, che nel caso delle due città della nostra zona registra una tendenza al miglioramento.

Nella classifica sulla qualità della vita Asti recupera cinque posizioni
Piazza Alfieri ad Asti

Non si può concludere lo stesso per Torino e Asti, che risultano tra i centri urbani con la concentrazione di Pm10 più elevata in Italia, entrambe sul podio (rovesciato), al primo e terzo posto. Si può dire dunque che l’Albese-Braidese sia pressato a livello d’inquinamento dall’una e dall’altra area urbana, tutto sommato conservando valori non ancora troppo negativi.

Tornando al rapporto di Legambiente, passiamo ai numeri: sono invece 29 i capoluoghi di provincia della Penisola in cui il limite dei 35 giorni è stato ampiamente superato, con in testa Torino, dove sono stati registrati 98 sforamenti. Dopo Milano, con 84, si ritorna in Piemonte, con Asti e i suoi 79 giorni fuori regola! Ai vertici di questa classifica tutt’altro che positiva, figurano altri centri del Nord Italia, come Modena, Padova e Venezia.

Altrettanto rilevante è il dato sulla concentrazione media annuale di inquinanti, che ha senso valutare in un’ottica futura, dal momento che tra sette anni il limite di legge sarà molto più stringente, passando dalla soglia attuale di 40 microgrammi al metro cubo a 20. Ed è così che, se oggi nessuna città italiana risulta “fuori legge”, il 76 per cento dei 95 capoluoghi monitorati supererebbe invece la normativa che verrà. Insomma, il tempo stringe e i segnali non sono incoraggianti. Così, se Torino ha una concentrazione media annuale di Pm10 pari a 35 microgrammi al metro cubo, in sette anni dovrebbe puntare a una riduzione del 43 per cento per non sforare la soglia prevista nel 2030.

A livello regionale, una delle situazioni peggiori è quella di Alessandria, che registra una media di 34 e dovrebbe puntare a un taglio del 40 per cento. Non è incoraggiante nemmeno la situazione di Asti, che deve ridurre del 39 per cento i numeri attuali: 33 microgrammi al metro cubo. Anche Cuneo, che risulta tra i capoluoghi meno inquinati del Piemonte, facilitata anche dalla situazione geografica, nel 2030 sarebbe fuori legge, con una media annuale di Pm10 di 24 microgrammi al metro cubo e con l’urgenza di apportare una riduzione del 17 per cento. L’unica città a rientrare già oggi nei limiti previsti per il 2030 è Verbania: 18 microgrammi al metro cubo di Pm10.

Per quanto riguarda le altre città, preoccupa la lentezza con cui decrescono i valori dell’inquinamento atmosferico, tanto che per i ricercatori di Legambiente «il nuovo limite sembra essere irraggiungibile». Tra il 2011 e il 2021, la concentrazione di Pm10 a Torino è diminuita di appena il 4 per cento, ad Asti del 3 per cento e ad Alessandria del 2. A Cuneo, per quanto partisse da valori più contenuti, si è registrata una riduzione di appena l’1 per cento in dieci anni.

Di questo passo, come si può puntare a un calo a doppia cifra? Secondo Mal d’aria, le città possono fare molto, in concreto, non solo appellandosi ai decisori politici superiori. Così, tra le strategie suggerite, c’è la creazione di zone ampie di traffico a basse emissioni, per evitare l’ingresso delle auto più inquinanti: a Londra, per esempio, la zona si estende per 380 chilometri quadrati. Fondamentale è anche redigere piani per l’efficientamento energetico, sia per l’edilizia pubblica che privata, sfruttando i diversi bonus esistenti. Per ridurre il traffico, si consiglia d’incentivare gli abbonamenti ai mezzi di trasporto pubblico, così come la mobilità su due ruote, anche elettrica: a tal proposito, è fondamentale la realizzazione di ciclabili e ciclovie di collegamento tra i Comuni.

Il report parla di città a misura d’uomo, con strade in cui gli automobilisti sono costretti a moderare la velocità, quartieri liberi dalle automobili e percorsi in cui spostarsi con comodità a piedi. Ma da quanto tempo ne stiamo parlando?

Francesca Pinaffo

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