Ultime notizie

Abitare il piemontese: oggi parliamo della gata

Gatta, femmina del gatto; bruco, larva che rode le viti e la verdura; amento, prima infiorescenza di alcuni alberi; difficoltà, intoppo.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 12

ABITARE IL PIEMONTESE L’arrivo della primavera è dettato da una data convenzionale, ma ce lo ricorda anche la natura ricominciando il ciclo della vita. Da tempo vorrei proporre una parola ma è stato necessario attendere il periodo più opportuno per esaminarla, ma finalmente ci siamo: gata (per qualcuno gàta, con quella à il cui suono sta tra una a e una o).
Cosa significa gata? Siamo davanti a molteplici significati, forse collegati. Gata è la femmina del gatto; incontrando qualcuno di fretta è tipico chiedergli: àti ȓa gata ch’a deuv fé? (hai la gatta che deve partorire?) e si sa che mamma gatta necessiti di essere accudita.

Gata è anche la larva di una farfalla o qualsiasi insetto che consuma la vegetazione. È dunque l’antagonista di alcuni agricoltori che, in questo periodo, devono andé a gate (andare per gatte, ovvero recarsi tra i filari a rimuovere questi copiosi bruchi solitamente ricoperti di peluria, poiché deteriorano le coltivazioni); ȓa gata dëȓ vì (la gatta delle viti) è denominata asuro, taradore, gorgoglione.

Con gata si intende anche l’amento, ossìa il primo fiore di alcuni alberi come il nocciolo, il salice o il castagno, un’infiorescenza a spiga pendula e flessibile che per forma e consistenza ricorda proprio il bruco.

Gata è, infine, un inghippo, un problema che impedisce di procedere come si era pronosticato. Tȓové dëȓ gate significa infatti trovare degli intoppi, delle difficoltà. Chissà se è riferito alla gata in quanto bruco, poiché impedisce il processo di maturazione, oppure si tratti di una sospensione del modo di dire tȓové dëȓ gate da plé (trovare delle gatte da pelare), attività probabilmente assai complicata.

L’origine di gata pare riferita al latino medievale cattum/gattum (gatto) e denominazione metaforica di vari bruchi pelosi e infiorescenze, che rinviano per analogia al gatto e al bruco peloso. Un gioco di parole con sostituzioni di denominazioni di animali non soltanto diffuso in piemontese. C’è poi Gatamarela, il mago di alcune favole per bambini, che ha sempre due soluzioni ma spaventose: ò ch’o ‘t mangia, ò ch’o të spela!

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba