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Egea: un grande gruppo potrebbe essere il nuovo socio di maggioranza

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EGEA Come sarà l’Egea del futuro? In questo momento, è difficile dirlo, ma è certo che sarà diversa dall’azienda che è stata negli ultimi cinquant’anni. Dopo mesi di  voci che si sono rincorse non solo ad Alba, la terza commissione consigliare della scorsa settimana, richiesta d’urgenza dall’opposizione di Uniti per Alba dopo una serie di articoli allarmanti apparsi sulle pagine economiche delle principali testate nazionali, ha portato ad una serie di conferme.

La più importante: il gruppo Egea, alla luce di gravi difficoltà finanziarie, è alla ricerca di un  partner del ramo energetico da far entrare nel suo azionariato, eventualmente con un peso superiore al 50 per cento delle quote. Nel tardo pomeriggio di giovedì scorso, poco prima della commissione, la notizia è stata anticipata da due comunicati stringati: uno della stessa Egea e l’altro di A2A, società multiservizi lombarda quotata in Borsa.

Tra le due aziende, sarebbe in corso una trattativa per capire se sussistono i presupposti per completare l’operazione. A quanto pare, A2A sarebbe interessata a entrare nel circuito “glocal” che da sempre caratterizza Egea. Dal canto suo, quest’ultima sarebbe rafforzata dalla presenza di un azionista con un fatturato da quasi 12miliardi di euro. “Operazione di risanamento”: così si è espresso in commissione Marco Meo, dallo scorso maggio amministratore delegato di Egea commerciale, la società del gruppo con il giro di affari più importante. Insieme a lui, è intervenuto Giuseppe Rossetto, presidente del Consiglio di sorveglianza. Assente Pier Paolo Carini, amministratore delegato del gruppo e ad oggi principale azionista, con quasi il 60 per cento delle quote.

Come premessa, Meo ha ribadito l’impatto avuto dal rincaro dei prezzi sulle finanze dell’azienda: «Lavoro nel settore da 39 anni ed è la prima volta che assisto a qualcosa del genere: è persino un vanto che Egea sia ancora qui». Certo, per farlo ha dovuto ricorrere a un massiccio indebitamento, per continuare ad acquistare l’energia necessaria, dal momento che dispone di una quota molto limitata di risorse autoprodotte. «A settembre, abbiamo affidato a un advisor il compito di effettuare un’analisi completa. In seguito, insieme a un pool di banche, siamo riusciti a mettere insieme un finanziamento con procedura semplificata, per un importo di 70milioni di euro sul medio-lungo periodo». Si è parlato di Bpm, di Unicredit e di istituti di credito locali, tra cui ci sarebbe anche Banca d’Alba.

“Al contempo, abbiamo iniziato a ragionare su un’operazione straordinaria: concludere una partnership industriale con un solido soggetto del ramo energetico, produttore di energia, per consolidare il ruolo di Egea sul mercato. In questo momento, abbiamo avviato un confronto con A2A, il cui ingresso sarebbe un valore aggiunto. La trattativa è riservata: possiamo dire che al momento non esiste un’esclusiva e che siamo in una fase embrionale”. Senza giri di parole, in base a quanto spiegato, A2A entrerebbe nella compagine come azionista del gruppo e non della sola Egea commerciale srl, com’era stato ipotizzato nelle precedenti commissioni, quando non si parlava ancora dell’azienda lombarda. “La quota dell’azionariato verrà valutata nella due diligence, ma non escludiamo la maggioranza. Come tempistiche, ci auguriamo di terminare il tutto per giugno o luglio”, ha precisato Meo. La questione riguarda non poco Alba, che non è solo la città in cui si trova Egea, ma è anche il primo socio pubblico dell’azienda e il secondo per importanza dopo Carini, con una quota del 5,7 per cento. Partecipazioni più limitate risultano in capo ad altri 130 comuni del territorio, mentre altre quote spettano a soci privati, tra cui figurano le principali aziende della provincia. Uno scenario, quello palesato in commissione, che ha preoccupato non poco l’opposizione: “In ogni caso, vivremo un importante cambiamento”, ha detto il rappresentante del Pd Alberto Gatto.

Ma a rincarare la dose è stato il collega Gigi Garassino, ex assessore alle Società Partecipato della Giunta Marello: “Prima di tutto, avremmo apprezzato in commissione la presenza del socio privato, sul quale oggi sono poste le responsabilità maggiori: il pubblico da sempre è stato presentato come un vanto da Egea e non possiamo essere spettatori  passivi di ciò che sta accadendo, dal momento che deteniamo una partecipazione e che quest’ultima va preservata”. E ha allargato il campo: “Oltre a questo, non nascondiamo un grande timore per i 1800 dipendenti che il gruppo ha sul territorio: spesso, in queste grandi operazioni,  è il personale a pagare il prezzo più alto e non possiamo accettare che questo succeda. In più, parliamo di un’azienda con una forte presenza nella nostra area, anche in ambito sociale: che cosa ne sarà di tutto questo, se il principale azionista diventerà un grande gruppo?”.

Garassino ha anche chiesto, in conclusione, gli effetti che il cambiamento potrebbe avere sul patrimonio comunale, di fronte a una eventuale ridistribuzione delle quote, dal momento che non sono stare chiarite le modalità d’ingresso del nuovo socio. Da parte di Meo, sono arrivate rassicurazioni: “Com’ è interesse dell’azionista,  faremo valere il ruolo dei soci pubblici e il legame con Alba. Oggi non possiamo assicurare che tutto verrà preservato, ma ci impegneremo perché ciò accada”.

In conclusione, tra Garassino e il sindaco Carlo Bo, si sono quasi scaldati gli animi. “Credo che la politica debba rimanere fuori da questo discorso e che vadano evitati allarmismi”, ha tuonato il primo cittadino. “Parliamo di un’azienda piccola nel panorama energetico, che ha subito il contraccolpo di una crisi mai vista prima. Se l’operazione andrà in porto, metteremo paletti certi e faremo certamente valere la nostra partecipazione”, ha aggiunto Bo. Nel frattempo, proprio perché l’accordo con A2A sarebbe agli inizi, per LoSpiffero.com Iren sarebbe decisa a rientrare nelle partita, cercando appoggi nella politica e nelle aziende: già un anno fa, il colosso dell’energia torinese si era fatto avanti per acquistare la parte commerciale dell’azienda, per terminare con un nulla di fatto.

Francesca Pinaffo

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