Una guida per chi non sa cosa farsene della vita

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI PASQUA – 30 APRILE

Lo scenario delle letture della domenica del Buon pastore, IV di Pasqua, è Gerusalemme. Qui gli Undici, dopo aver accompagnato con lo sguardo Gesù che ascendeva al cielo e aver ricevuto lo Spirito Santo, offrono la prima testimonianza di fede (At 2,36-41). E a Gerusalemme, probabilmente presso la porta delle pecore, si colloca l’intervento di Gesù, ambientato nella festa della Dedicazione del tempio (Gv 10,1-10).

Una guida per chi non sa cosa farsene della vita
Gesù buon pastore, particolare da un mosaico del Quinto secolo. Ravenna, Museo di Gallia Placidia.

Chi annuncerà il Risorto? Ascoltando le parole di Pietro, così incisive da “trafiggere il cuore” degli uditori, nella domenica dedicata alla preghiera per le vocazioni, ci poniamo la domanda: negli anni a venire ci sarà ancora qualcuno capace di offrire una testimonianza così chiara ed efficace, in un linguaggio adatto agli uomini di oggi? È una delle domande cui rispondere nel Cammino sinodale: una sfida per la preghiera e la riflessione.

Perché ci serve un Buon pastore? La similitudine di Gesù è molto lontana dai nostri stili di vita. Nell’antichità il pastore era la guida del gregge verso pascoli erbosi e acque tranquille. Noi – almeno relativamente ai nostri paesi – abbiamo cibo in abbondanza e non dobbiamo andare in cerca d’acqua: gli acquedotti ce la portano fresca in casa. Noi abbiamo fame e sete di vita, di senso della vita. Troppe persone, nella nostra società opulenta non amano più la vita – non la donano più! – e non sanno cosa farsene. Ecco perché abbiamo bisogno di Qualcuno che ci guidi alle sorgenti della vita, qualcuno che è «venuto perché abbiano la vita e in abbondanza». Abbiamo bisogno di qualcuno – preti e laici – capace di annunciare il Vangelo della vita, con un’intensità tale da “trafiggere il cuore”: ecco le vocazioni per cui pregare!

Gesù usa una seconda similitudine, meno immediata per noi: «Io sono la porta delle pecore». Gli esegeti ci ricordano che questa era la porta attraverso cui gli Ebrei entravano nel cortile del tempio, ossia nella casa di Dio. Gesù ci dice che la porta per entrare in comunione con Dio è lui stesso. La similitudine del Buon pastore, in Giovanni, ha una radicalità maggiore che nei sinottici: là l’accento cadeva sulla sollecitudine pastorale del pastore-guida, qui si mette in risalto il legame personale tra il pastore e le pecore. Queste riconoscono la sua voce e lui le chiama ciascuna per nome. Possiamo chiederci se tra le mille voci che ci rintronano nella testa e sullo smartphone sappiamo riconoscere quella di Gesù; se quando leggiamo il Vangelo ci sentiamo chiamati per nome, ossia se sentiamo che quella Parola è proprio per noi.

Lidia e Battista Galvagno

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