PENSIERO PER DOMENICA – XIV TEMPO ORDINARIO – 9 LUGLIO
Per capire il senso di alcune parole è necessario ricostruire il contesto in cui sono state pronunciate. Questo vale per le letture della XIV domenica, in particolare per la profezia di Zaccaria (9,9-10) e per il Vangelo (Mt 11,25-30), un passo molto bello, uno spaccato del cuore di Gesù, una pagina da gustare prima che da commentare.
Cosa può sognare un paese invaso da un esercito nemico? Che arrivi un esercito più potente, con armi più sofisticate e distruttive? No! Questi sono i sogni di chi guarda la guerra da lontano e scommette sulla vittoria dell’uno o dell’altro dei contendenti. Mettiamoci nei panni delle popolazioni dell’Ucraina: il sogno di chi la guerra ce l’ha in casa è quello esplicitato da Zaccaria: la fine del conflitto, la scomparsa dei “carri da guerra”, l’annuncio della pace tra le nazioni! Anche ai tempi di Gesù c’era questo dilemma: qualcuno aspettava un messia-guerriero invincibile, più forte dei romani; qualcun altro aspettava molto più semplicemente… la pace! Gesù si è presentato come profeta di pace.
Anche le parole di Gesù vanno collocate nel contesto. Matteo le ambienta in Galilea, in una fase problematica della vita pubblica di Gesù. Città e villaggi della Galilea erano stati i primi destinatari dell’attività messianica: erano stati raggiunti dal suo insegnamento, erano stati testimoni dei suoi miracoli, avevano avuto il privilegio di ascoltare il discorso della montagna, eppure non si erano convertiti. A fronte dell’incredulità di Corazin, Betzaida e Cafarnao, a fronte delle resistenze dei potenti, dei dotti e dei sapienti, c’era la fede dei “piccoli”. Sono stati loro ad accogliere con entusiasmo il messaggio di salvezza di Gesù: di questo egli ringrazia il Padre, riconoscendovi un misterioso ma affascinante disegno provvidenziale. Forse da questo momento la sua missione comincia ad assumere una più chiara identità.
Chi è e cosa offre Gesù? Lo ha chiarito lui stesso: egli ha con il Padre un rapporto di fiducia e di comunione totale: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio». Ma più ancora ha cercato di instaurare con le persone lo stesso rapporto che aveva con il Padre: ha offerto ristoro a tutti coloro che erano «stanchi e oppressi». Questo è stato il segreto della diffusione del cristianesimo nei primi secoli, tra i poveri, gli oppressi, gli schiavi, i senza diritti… Oggi queste persone «affaticate e oppresse» sono sempre più numerose, nella società della stanchezza e del lavoro senza diritti: riusciremo a far giungere loro il messaggio di vicinanza e di aiuto di Gesù?
Lidia e Battista Galvagno