È stata l’occasione per ricordare i martiri ceresolesi: da un lato, i 9 ragazzi che il 22 luglio 1944 vennero impiccati nella via centrale (poi rinominata via Martiri); dall’altro, Bruno Caccia, che fu ucciso in un agguato ‘ndranghetista nella serata del 26 giugno 1983.
La lunga giornata del 22 luglio del 1944 rivive, oltre che nelle scritture del parroco di allora, don Pietro Cordero, anche nelle parole di chi ha vissuto quei tragici momenti. La vicenda, conclusasi in maniera drammatica, ha colpito nove giovani che non volevano partecipare alla Repubblica di Salò. Nascosti in campagna, i ragazzi furono individuati, grazie all’aiuto di una spia fascista, da una colonna di tedeschi giunta per stanarli in quanto disertori. Il 18 febbraio 1944, Mussolini aveva stabilito la pena di morte per i renitenti alla leva.
Dopo aver tentato una fuga disperata, i nove furono catturati e sottoposti a un processo-farsa, che si risolse con la condanna a morte. Condotti nella via centrale del paese, furono impiccati ai balconi di due palazzi, poi dati alle fiamme.