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Non basta sentire la Scrittura, occorre comprenderla

PENSIERO PER DOMENICA – XV TEMPO ORDINARIO – 16 LUGLIO

Da molti gruppi sinodali è venuta la richiesta di parola di Dio. La cosa può sembrare strana: in tutte le case c’è una Bibbia ed è facile leggerla on-line. Come mai tante persone assetate non trovano l’acqua che vanno cercando e, soprattutto, non si vedono i frutti promessi dai testi sacri? Cerchiamo una risposta a questi interrogativi nelle letture della XV domenica, con al centro la parabola del seminatore (Mt 13,1-23).

Non basta sentire la Scrittura, occorre comprenderla
Ebrei al muro del pianto a Gerusalemme per il rito di Bar-mitzvath: gli adolescenti sono introdotti nella maturità leggendo la Scrittura.

L’efficacia della Parola non è in discussione. Ce lo ricorda Isaia (55,10-11) con l’immagine della pioggia e della neve che, quando scendono non possono non irrigare la terra. Allo stesso modo «la parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto». Più chiaro, al limite del paradosso, è Gesù, che parla di una resa del «cento, sessanta, trenta per uno» di fronte ad ascoltatori che sapevano che la resa, a quel tempo, poteva arrivare, in casi eccezionali, al 10 per uno, ma in genere era molto, molto più bassa. La parola di Dio ha dunque un’efficacia incredibile: può davvero fare miracoli. Ma a due condizioni: la prima chiama in causa chi ascolta la Parola, la seconda chi la semina.

Il terreno dev’essere dissodato e pronto ad accogliere. Nella parabola evangelica, solo un quarto del seme cade sul terreno adatto. La colpa non è del seminatore, ma delle tecniche dell’epoca che prevedevano la semina prima dell’aratura. Anche oggi non basta annunciare ai quattro venti la Bibbia per far crescere dei credenti. L’annuncio va preparato con un lungo lavoro, individuale e comunitario. La Parola dà frutti se chi la ascolta è preparato, ma più ancora se vive in una comunità di persone che condividono stile di ascolto e di attenzione. Le relazioni di comunione sono il terreno migliore per la Parola.

La Parola va compresa. Gesù è chiaro: «Il terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende». Nel centenario della nascita, dovremmo rileggere il libro Esperienze pastorali di don Milani: la scelta di fare scuola popolare è nata dalla sua sensibilità pastorale, dalla costatazione che tanti parrocchiani “sentivano” la Parola ma non la “comprendevano”. E una Parola non compresa non dà frutti: Gesù lo ha detto senza mezzi termini. Ecco la responsabilità di chi commenta i testi biblici e deve fare in mondo che essi “parlino” agli ascoltatori! Auspichiamo che il Cammino sinodale faccia crescere laici adulti, capaci di assimilare la parola di Dio fino a calarla ogni giorno nel terreno della loro vita, per viverla e testimoniarla: essa porterà frutti di giustizia, pace e fraternità.

Lidia e Battista Galvagno

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