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Quarant’anni di visite mediche a cavallo e in Vespa

Quarant’anni di visite mediche a cavallo e in Vespa

LA MORRA In sella a un cavallo e a una Vespa, dopo 41 e 42 anni di servizio, i medici Roberto Anfosso e Alberto Dalmasso hanno lasciato il loro studio. «In modo originale e competente, come sempre hanno esercitato la professione, i nostri medici si sono congedati: Anfosso a cavallo e Dalmasso in motocicletta. Li ringrazio a nome della collettività», ha detto la sindaca Marialuisa Ascheri.

«Sono arrivato a La Morra a 28 anni, ero un ragazzino e la gente in me aveva poca fiducia. Ho fatto uno dei lavori più belli, ma negli anni la professione è cambiata fin quasi a diventare insostenibile. Durante il Covid-19 eravamo abbandonati e negli ultimi anni, oppressi dalla burocrazia, siamo diventati dei segretari più che dei medici», spiega Anfosso. Entrambi abituati alla vita di Torino, hanno trovato a La Morra una comunità con la quale instaurare un rapporto privilegiato. «In città ero un numero e fornivo un servizio. Qua, si crea un rapporto diverso. Conosco bene tutti i miei pazienti e sono a contatto con loro tutti i giorni», dice Dalmasso.

Un legame che Anfosso ha deciso di consolidare grazie al suo fido compagno, il cavallo, il mezzo scelto per far visita ai pazienti. «Ho unito la mia passione per i cavalli al lavoro. Ho appeso due bisacce ricreando una borsa da medico e sono partito per la prima visita. Ho scelto di fare quello che devo fare, cioè le visite domiciliari, nel modo in cui voglio, ossia a cavallo»», racconta.

Il medico ha trovato in questa modalità unica un modo per interagire meglio col paziente. «Usavo il cavallo soprattutto per andare nelle frazioni. Vedermi arrivare in questo modo ha assunto un valore terapeutico. Il malato crede che io abbia più tempo da dedicargli e il rapporto si umanizza. Il medico diventa un amico», spiega.

«Speravo di passare il testimone a un medico che andasse a cavallo, ma così non è stato. Auguro buon lavoro alle giovani dottoresse che stanno prendendo il nostro posto», commenta Anfosso. «Dopo il periodo di affiancamento, continuo a essere a disposizione per provare a risolvere con loro e secondo la mia esperienza gli intoppi tecnici», aggiunge Dalmasso.

Anfosso denuncia chiaramente la situazione precaria del settore. La burocratizzazione ha reso il lavoro soffocante, i tempi si sono dilatati a vantaggio dei servizi privati e non si è investito nella formazione. «A sostituirci sono una dottoressa macedone e un’albanese. Per vent’anni non abbiamo permesso ai nostri medici di laurearsi e oggi dobbiamo fare riferimento a risorse esterne. Una mancanza di prospettiva che non mi spiego e con cui oggi dobbiamo fare i conti», spiega il dottore a cavallo.

«I rapporti con le Amministrazioni locali e i direttori sanitari sono sempre stati buoni. Il problema è al vertice», aggiunge Anfosso con un po’ di rammarico: «Dopo anni di servizio, a fronte di una così ampia partecipazione emotiva della popolazione, è mancato un saluto e un ringraziamento da parte dei direttori e dirigenti dell’Asl Cn2».

Ora, i due neopensionati avranno tempo da dedicare alle loro passioni, ma i pazienti storici non smetteranno di poter contare sui medici che continueranno a dare loro attenzioni e cure, a cavallo o in motocicletta.

Elisa Rossanino

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