Ultime notizie

Sapiente è chi sa scegliere cosa tenere o scartare

PENSIERO PER DOMENICA – XVII TEMPO ORDINARIO – 30 LUGLIO

Nella vita servono profezia e sapienza. In ogni storia delle persone, delle famiglie e delle istituzioni ci sono i momenti in cui entra in gioco la profezia – sono quelli delle grandi scelte, delle decisioni impegnative per la vita – e i momenti in cui è necessaria la sapienza: quelli in cui occorre cercare di vivere al meglio la vita, gestendo l’ordinario. Le letture della XVII domenica del Tempo ordinario ci presentano la figura del sapiente.

Sapiente è chi sa scegliere cosa tenere o scartare
Gesù predica in Galilea, miniatura del XV secolo di Jean Colombe (Lione, Biblioteca comunale). La sapienza del Vangelo non ha confini: essa è comprensibile dai ricchi mercanti, come dai braccianti agricoli e dai poveri pescatori.

La sapienza è un dono di Dio, prima che virtù umana. Ce lo ricorda la prima lettura (1Re 3,5-12), attraverso la testimonianza del re Salomone, che chiede e riceve da Dio questo dono multiforme. Secondo il testo biblico, le componenti della sapienza sono tre: la docilità del cuore, ossia la capacità di ascolto delle persone, la capacità di rendere giustizia e una chiara scala di valori, in base a cui distinguere il bene dal male.

Chi è sapiente sa prendere decisioni e sa anche buttare via. È il messaggio molto forte del Vangelo (Mt 13,44-52), con le immagini celeberrime del tesoro nel campo e della perla preziosa. In entrambi i casi, per acquisire tali beni è necessario “vendere tutto”. È una sfida-provocazione anche per il nostro Sinodo, giunto al suo terzo anno, quello del discernimento. Probabilmente anche noi dovremo decidere cosa “vendere” per “comperare” il tesoro della fede e di una relazione più autentica tra noi e con Dio. Forse addirittura, come i pescatori della similitudine finale del Vangelo, dovremo “buttare via” parte del nostro “pescato”, cioè di quanto accumulato sin qui. Chiariamo solo il senso di questa similitudine: al tempo di Gesù c’erano alcuni pesci – quelli privi di squame – che non potevano essere mangiati, perché considerati impuri, perché si pensava che appartenessero alla famiglia dei serpenti. Forse anche nelle nostre famiglie e comunità, ci sono non tanto cibi, quanto relazioni, storie, tradizioni che “avvelenano” la vita e che dobbiamo avere la forza di buttare.

Essere sapienti è una chiamata per tutti. È bellissimo e consolante considerare la varietà delle persone che, nelle letture bibliche odierne, vengono proposte come modelli di sapienza: un re come Salomone e un bracciante agricolo che lavora un terreno non suo, un ricco mercante di perle e dei poveri pescatori. La sapienza non ha affatto confini e non è prerogativa esclusiva di qualcuno: lo Spirito può raggiungere tutti e può parlare attraverso tutti!

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba