L’intelligenza artificiale minaccia 8,4 milioni di lavoratori qualificati. In Piemonte a rischio il 27% degli occupati

I dati illustrati da un rapporto di Confartigianato. Professioni intellettuali e amministrative messe a rischio dai computer

L'intelligenza artificiale minaccia 8,4 milioni di lavoratori qualificati. In Piemonte a rischio il 27% degli occupati

TECNOLOGIA La nuova minaccia ai posti di lavoro potrebbe chiamarsi intelligenza artificiale. La sua diffusione metterebbe infatti a rischio ben 8,4 milioni di lavoratori italiani, novero nel quale rientrano quelli più qualificati. A lanciare l’allarme è Confartigianato che in un rapporto avverte come, sul totale degli occupati, il 36,2% subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione.

Le ripercussioni non saranno però uniformi lungo la penisola. La Regione più esposta infatti è la Lombardia, con il 35,2% degli occupati assunti nel 2022 in bilico. Segue il Lazio con il 32%, mentre Piemonte e Valle d’Aosta sono insieme al terzo posto con il 27%.

Prospettive ancora più cupe se si analizzano le altre grandi economie europee. Secondo Confartigianato infatti in Germania e Francia i lavoratori a rischio sono rispettivamente il 43% e il 41,4%. Svetta poi il 59,4% del Lussemburgo. Nel complesso anche la media europea è superiore alla nostra: 39,5%.

Le professioni più esposte sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo. Si va dai tecnici dell’informazione e della comunicazione ai dirigenti amministrativi e commerciali, passando per gli specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, quelli in scienze e ingegneria, insieme ai dirigenti della pubblica amministrazione.

A rischiare di meno invece sono le attività lavorative che hanno una componente manuale non standardizzata.

Dal focus sugli accessi recenti al mercato del lavoro emerge come l’espansione dell’intelligenza artificiale insidi il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022, pari a 1,3 milioni di persone. Per le piccole aziende fino a 49 addetti la quota è del 22,2%, pari a 729mila persone.

E se fosse un’opportunità?

Tuttavia l’intelligenza artificiale da rischio può trasformarsi in una opportunità. Confartigianato evidenzia proprio come l’Ia sia l’arma che le imprese stanno sfruttando per ottimizzare le proprie attività. In particolare il 6,9% delle piccole aziende italiane utilizza robot nei propri processi, superando così il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania.

Inoltre il 5,3% delle Pmi fa ricorso a sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’Ia. Una nuova frontiera dunque che presenta dei rischi ma può comportare anche dei vantaggi. Secondo il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, l’Ia deve essere considerata come un «mezzo», non un «fine», ma soprattutto «non va temuta bensì governata dall’intelligenza artigiana».

Ecco dunque come cambia la prospettiva: l’Ia, in questo modo, può essere «uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’anima dei prodotti e dei servizi, belli e ben fatti, che rendono unico nel mondo il made in Italy», conclude Granelli.

Marco Assab per Ansa

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