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Egea: il pubblico doveva controllare il privato

La Procura di Asti conferma: nel caso Egea sono quattro gli indagati 1

LETTERA AL GIORNALE Sindaco Bo, l’imminente scadenza dei termini per il salvataggio e rilancio di Egea Spa ha registrato, dopo mesi di silenzio tombale, un comunicato di tale vaghezza da richiamare alla mente le dichiarazioni muscolari del presidente Rossetto sulle strategie del gruppo, rilasciate a ogni consultazione. Ripetutamente quanto inutilmente mi ero permesso di raccomandargli grande prudenza, di non intestarsi il benchmark di una società silente, ma di compiere rigorose verifiche su sintomi noti da tempo e svolgere appieno il ruolo di garante dei soci pubblici. Mi ha molto stupito anche il silenzio della funzione pubblica, in specie la tua nella veste di socio principale nonché riferimento dei Comuni di Langa e Roero e ho molto motivato figure a te vicine perché sollecitassero un ruolo di rappresentanza autorevole e perentorio.

Dopo il segnale fortissimo dell’abbandono da parte di A2a, occorreva schierarsi in modo chiaro, d’intesa con il territorio, per l’unico soggetto coerente sia industrialmente che territorialmente quale è Iren, il solo che può presentarsi sul teatro albese con un progetto forte e non speculativo. Il primo compito di un pubblico amministratore non dovrebbe essere quello di individuare l’interesse primario del territorio e fare chiare scelte di campo? Invece ho letto solo parole di neutralità, di generica speranza, di ruolo dei soci, di controllo dualistico, niente che serva in questa fase, piuttosto una inadeguata percezione della realtà sperando che non sia preagonica.

E mentre chi di dovere si è preso il tempo per accomodare le sue valutazioni, si dice che il direttore commerciale di Egea abbia traslocato nella galassia Axpo (società svizzera oltremodo aggressiva sul mercato con prossima apertura di sede a Bra) e sia stato seguito da buona parte dei suoi agenti commerciali, i veri detentori dei rapporti con la clientela. Qualcuno si domanda quanti clienti saranno rimasti al 15 settembre nella società che cubava l’80% del fatturato del gruppo, dopo l’assalto all’arma bianca in questo periodo di liberi tutti?

Lo vedremo presto, ma doveva essere anche questa l’attenzione, la vigilanza, la tutela della componente principale di Egea, la più fragile: i suoi dipendenti, persone, famiglie.

Fermo restando l’auspicio di un esito dignitoso della vicenda, mi permetto di osservare che confrontarsi con soci è una bella cosa, solo che l’insieme di pubblici e privati è minoranza, la maggioranza è della famiglia Carini. Inoltre, su quanto contano i soci in queste crisi basta pensare al caso Parmalat. Il sistema dualistico non è uno strumento di gestione ma di controllo, ed è perfetto, basta applicarlo rigorosamente. Giustificare la neutralità per rispetto delle regole del mercato è ipocrisia, il mercato non rispetta nessuno e non fa prigionieri, difendersi è lecito, talvolta doveroso.

Giorgio Giacchino

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