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Cherasco: a ottobre ritorna il festival della lumaca

A Cherasco la lumaca (e la gastronomia) è protagonista

Torna a CHERASCO, da sabato 21 a lunedì 23 ottobre il festival della lumaca Helix in cucina e in allevamento, presentato e organizzato dalla Confederazione italiana elicicoltori, organizzazione professionale a livello nazionale a favore dell’elicicoltura con il metodo naturale. Come un tempo, sarà l’evento che permetterà di tornare nella città dove 45 anni fa tutto ebbe inizio, ai tanti operatori italiani del settore, che potranno confrontarsi anche con le delegazioni estere, europee ed extraeuropee, che seguono il metodo di produzione, tipicamente italiano, con soli alimenti vegetali freschi, senza uso di mangimi concentrati di origine industriale.

Oltre ai numerosi incontri tecnici e operativi sulla metodologia di allevamento a ciclo completo, le giornate prevedono esposizioni di prodotti derivati dal mollusco, in particolare la cosmetica contenente la preziosa bava estratta, le specialità alimentari in conserva, pronte all’uso, e una sequenza di momenti gastronomici con sfiziosi menù interamente dedicati al mollusco italiano Helix. Il tutto condito da musica, folklore e spettacolo, in particolare la domenica.

In Italia sono registrati in attività oltre 1.500 impianti di elicicoltura a ciclo biologico completo per un totale di 1.200 ettari coltivati. Sono impiegate nell’attività circa 1.500 persone, comprese quelle deputate all’estrazione e lavorazione della bava. La relativa produzione ottenuta, tuttavia, copre solo il 35% del consumo attuale del mercato nazionale; il rimanente 65% è rappresentato interamente da import di lumache Helix raccolte allo stato naturale nei Paesi extra-Cee, dove non esistono legislazioni di protezione o regolamentazione sulle specie naturali. In totale l’importazione ogni anno è costituita da circa 30mila tonnellate di prodotto fresco e duemila tonnellate di carne congelata e lavorata nel paese di origine, per un totale di circa di 130 milioni di euro, valore che con metodi adeguati, buona assistenza tecnica e informazioni realistiche, l’Italia potrebbe produrre direttamente, accrescendo la qualità organolettica e la salubrità dell’alimento.

Ansa

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