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Violenza sessuale e privata, sequestro di persona e rapina: seconda condanna per un 22enne albanese

Quando l’aguzzino ha il volto molto familiare del marito

VIOLENZA Una seconda condanna penale in primo grado a 12 anni per violenza sessuale, violenza privata, sequestro di persona e rapina: il Tribunale di Asti, nel collegio presieduto dalla giudice Elisabetta Chinaglia, si è pronunciato questa mattina, martedì 10 ottobre, nei confronti di un ventiduenne di nazionalità albanese da tempo residente ad Alba, imputato per una serie di gravi reati nei confronti dell’ex compagna, venticinquenne albese oggi residente in un paese del territorio. Già una decina di giorni fa, sempre presso il Foro astigiano, la giudice Victoria Dunn aveva pronunciato una prima condanna nei confronti dell’uomo: sei anni e sei mesi per lesioni personali, maltrattamenti in famiglia e stalking.

Due procedimenti diversi, per capi di imputazione ben separati, con lo stesso imputato e la stessa parte offesa, che per oltre un anno ha subito un’escalation di violenze e di umiliazioni. Spiega Silvia Calzolaro, avvocato della vittima, che si è costituita parte civile: «Grazie al coraggio della mia assistita e al lavoro congiunto di tutte le parti, siamo riusciti a ottenere questo risultato. Questo secondo procedimento, del tutto separato dal primo, riguardava in particolare le ripetute violenze sessuali subite, oltre a una serie di altri reati. Il procedimento è iniziato lo scorso luglio, con rito ordinario, nell’ambito della normativa del Codice rosso: la macchina giudiziaria ha funzionato in tempi rapidi e in modo decisamente efficace».

In questo momento, l’uomo si trova nel carcere di La Spezia. Gli episodi per cui X.K. è stato condannato riguardano il periodo tra l’estate del 2020 e la fine del 2021, quando conviveva con la vittima. Lo scenario portato alla luce e contenuto nelle carte processuali è drammatico: si riporta di quando, sempre nel clima di violenze perpetrate costantemente, la donna si è ritrovata rinchiusa nella propria stanza, mentre l’allora compagno assumeva cocaina con alcuni amici. Privata del telefono, del televisore e di ogni possibilità di contatto con l’esterno, alla vittima era stata negata persino la possibilità di recarsi in bagno. Solo al mattino, approfittando dello stordimento dell’uomo, era riuscita a liberarsi, per recarsi al lavoro. Per la donna, persino frequentare le amiche era diventato un comportamento in grado di innescare violenza. Si racconta di un episodio, in particolare, quando l’uomo l’aveva costretta a rientrare a casa, per poi picchiarla e umiliarla, gettandole sul volto acqua, bevande, detersivi e tutto ciò che aveva a portata di mano, allagando così l’abitazione. Sono questi i momenti in cui spesso scattava la violenza sessuale.

Conclude l’avvocato: «Sono episodi emersi nel corso dell’indagine, passo dopo passo. Oggi la mia assistita non era presente in aula, perché la ferita è ancora troppo grande. Ha trovato però la forza di denunciare e affrontare tutto l’iter, nonostante la giovane età: la sua storia ci dimostra ancora di più quando sia possibile uscire dalla violenza e di come oggi esistano gli strumenti per farcela».

Francesca Pinaffo

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