AMBIENTE Il respiro umano consente il legame con l’esterno, allaccia l’uomo con il contesto e baratta molecole tra l’individuo e l’ambiente. Ciò che inspiriamo entra nel corpo, perciò la cura dell’aria diventa cruciale in un’epoca in cui le persone sono messe a dura prova da numerose insidie. La ricerca pubblicata a inizio ottobre dall’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) del Piemonte, dal titolo Rapporto sulla qualità dell’aria 2022 tenta di offrire un’immagine precisa di come il rapporto tra le comunità umane e l’atmosfera – a livello locale – stia cambiando e di quali siano ancora i passi da effettuare per garantire migliori livelli di sostenibilità.
Per quanto riguarda il Piemonte emerge un quadro composito e ambivalente. Ha spiegato Secondo Barbero, direttore generale di Arpa: «Il 2022 è risultato l’anno più caldo e il secondo anno meno piovoso dal 1958. Dunque, gli inquinanti nell’aria sono stati dispersi in maniera più difficoltosa: l’acqua piovana e il freddo aiutano a sciogliere il particolato nocivo, ma a causa dei cambiamenti climatici questa protezione diventa sempre meno efficace».
Barbero ha proseguito, rilevando come i mesi di gennaio e febbraio siano stati particolarmente critici: «Tuttavia, nonostante l’influenza meteorologica, il valore limite di 40 microgrammi per metro cubo per la media annua del particolato Pm10 non è stato oltrepassato in Piemonte e il trend generale risulta essere in diminuzione anche per il numero dei superamenti giornalieri. In realtà il limite per la concentrazione media giornaliera è stato sforato in diverse aree urbane della città metropolitana di Torino, delle province di Alessandria, Asti e Novara. Non si sono invece registrati dati al di sopra del valore della media annua per il particolato Pm2.5».
Per quanto riguarda il biossido di azoto, si registra una decrescita delle concentrazioni complessive, mentre per l’ozono – in particolare durante l’estate, la più calda dal 2003 – si registrano importanti superamenti dei valori limite su tutto il territorio.
Analizzando i dati più da vicino, emerge come ad Alba i valori di Pm10 si siano attestati su una media di 26 microgrammi per metro cubo a livello annuale, in sostanziale stabilità nel corso del tempo. Si tratta di un livello inferiore rispetto ad alcuni anni fa: per esempio, nel 2010 raggiungeva quota 29. Pertanto, il target di qualità assegnato dal semaforo di Arpa è “giallo” e si colloca su un giudizio intermedio. Per le polveri sottili i superamenti del livello limite per la protezione della salute (pari a 40 microgrammi) si sono registrati 23 volte, segnando comunque il percorso migliore degli ultimi 12 anni: nel periodo 2010-2014 la media era pari a circa 60 sforamenti, con picchi di 90). Si tratta quindi di un parametro in positiva evoluzione, ma ancora considerabile pericoloso per la salute. Anche perché, come ha spiegato Gazzetta d’Alba alcune settimane addietro, vanno considerati tutti gli inquinanti nei diversi punti della città.
Sul fronte dell’ozono i superamenti limite dell’obiettivo per la protezione della salute umana sono 52, fuori controllo, incrementati rispetto agli ultimi anni, quando si attestavano su una media di 35. Il semaforo Arpa in questo caso rimane di colore “rosso” non solo ad Alba, ma su tutto il territorio regionale, per uno dei parametri più critici.
Che cosa accade nella provincia di Cuneo nel suo complesso? I ricercatori: «Nonostante le oscillazioni dovute alle differenze meteorologiche tra i diversi anni, la situazione dell’inquinamento da polveri sottili è migliorata e il limite sulla media annua, a partire dal 2013, è rispettato su tutto il territorio».
Sebbene quindi appaiano timidi segnali di schiarita, il tragitto è ancora lungo e serviranno azioni integrate su molteplici livelli per proseguire l’evoluzione: piantumazione di alberi, riduzione dei consumi e degli impatti della produzione industriale, miglioramento dei trasporti. Soprattutto, sarà utile un cambio culturale generalizzato, in grado di mettere al primo posto le istanze ecologiche.
Matteo Viberti
Qualità dell’aria, stanziati 60 milioni in tre anni
Per il programma sulla qualità dell’aria e la riduzione dell’inquinamento, la dotazione finanziaria prevista dal Documento di economia e finanza regionale (Defr) sfiora i 60 milioni: oltre 20 milioni nel 2024 e 18,5 rispettivamente nel 2025 e 2026 di fondi di origine statale. A questi si aggiungono ogni anno 772mila euro di finanziamenti regionali.
Il dato è emerso nell’illustrazione dell’assessore Matteo Marnati della parte del Defr sull’Ambiente, nella quinta Commissione presieduta da Angelo Dago.
Anche rispondendo a una domanda di Silvana Accossato (Luv), sulla verifica dei risultati delle politiche ambientali e sulla eventuale rimodulazione degli interventi sulla qualità dell’aria, l’assessore ha rilevato l’importanza di «aggiornare il Piano, in modo da verificare le nuove tecnologie e rimodulandolo per diminuire l’impatto sociale di ogni misura. Privilegiamo le azioni incentivanti rispetto a quelle limitanti. Il nostro è un piano scientifico e non politico». In generale, secondo Marnati: «L’ambiente ormai è un cappello sull’azione di governo perché tocca tutti gli ambiti in modo trasversale».
Dopo l’illustrazione dell’assessore è intervenuto anche Alberto Preioni (Lega) affermando che «il Defr fotografa la volontà della Giunta regionale di agire in maniera strutturale e importante in materia ambientale».
Tra i vari programmi c’è quello concernente i rifiuti che ha l’obiettivo di ridurne la produzione, incrementarne il riutilizzo e il riciclaggio e il recupero energetico, garantendo la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti: ha una dotazione finanziaria di quasi 3 milioni annui di finanziamenti regionali tra il 2024 e il 2026. Nel programma per tutelare e valorizzare le risorse idriche ogni anno vi sono quasi 3 milioni di fondi regionali ai quali si aggiungono 172mila euro statali nel 2024 e 70mila, rispettivamente, nel 2025 e 2026.