Abitare il piemontese: è il momento di mangiare l’arciciòch (il carciofo)

Significa: zoccoli tradizionali, calzature antiche in legno e cuoio.

Abitare il piemontese: è il momento di mangiare l'arciciòch (il carciofo)

ABITARE IL PIEMONTESE Siamo nel periodo della raccolta e del consumo dei carciofi, sia a scopo alimentare, sia medicinale. Arciciòch: una parola esotica arrivata in Europa con il prodotto stesso, attraverso la via mercantile che passava da Venezia e ha dato l’italiano carciofo e quella che passava per la Spagna e che, con l’articolo incorporato, ha dato lo spagnolo alcachofa, il portoghese alcachofra, il catalano escarxofa, il francese artichaut (e da cui anche l’italiano antico arciciocco e archiciocco, l’inglese artichoke e il tedesco artischocke) e le forme piemontesi. L’etimo remoto è arabo: al-arouf.

Oltre al cynara cadunculus, la parola arciciòch viene utilizzata anche per descrivere un individuo bislacco, dall’atteggiamento sorprendente e non sempre convenzionale. Sarà che per pulire il carciofo si debbono fare i conti con le spine o che, per andarne al cuore, sia necessario eliminare gli strati più esterni, poiché indigesti.  Di fatto, testa d’arciciòch non è soltanto la parte superiore del carciofo, ma una testa balzana!

Siamo nel Cinquecento e dopo mille peregrinazioni il liutaio piemontese Davide Rizzio (o Riccio) di Pancalieri approda a corte di Maria Stuarda, regina di Scozia, diventandone menestrello, poi segretario privato e, infine, amante fino a quando nel 1566 venne fatto uccidere su commissione di Enrico Stuart, marito della regina. A onor del vero, un quadro importantissimo del 1833 di William Allan, esposto alla National Galleries of Scotland, ritrae la terribile scena. Ciò che ancor più incuriosisce fu il fatto che il menestrello Rizzio, autore del celebre brano Auld Lang Syne, ebbe un ascendente notevole nei confronti di Maria Stuarda una volta diventatone amante.

Fino a qui è tutto vero; la leggenda è che tra i vari condizionamenti della regina vi fu anche l’espressione piemontese che descrive il vegetale tutt’altro che scozzese: arciciòch. Dall’influenza linguistica di corte pare sia partita l’espressione che si divulgò su larga scala, tutt’ora utilizzata nelle lingue anglofone per descrivere il carciofo: atichoke. Sarà pur leggenda, ma se c’è qualcosa di vero è che ogni epoca ha gli influencers che merita!

Paolo Tibaldi

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