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Dio crede più di noi che possiamo cambiare vita

Dio crede più di noi che possiamo cambiare vita
Gesù chiama gli apostoli, da miniatura araba gdel XVII secolo (Parma, Biblioteca Palatina).

PENSIERO PER DOMENICA – TERZA TEMPO ORDINARIO – 21 GENNAIO

Per capire la prima lettura e il Vangelo di questa terza domenica bisogna fare un passo indietro e andare a rileggere i versetti che precedono quelli proclamati: la prima chiamata di Giona e la predicazione di Giovanni Battista. Chiedere a Giona di andare a Ninive per invitare gli abitanti della città a convertirsi è come pensare che oggi un israeliano vada a Gaza a chiedere ai guerrieri di Hamas di cambiare vita. La fuga di Giona è umanamente comprensibile.

Dio crede più di noi che possiamo cambiare vita
Gesù chiama gli apostoli, da miniatura araba gdel XVII secolo (Parma, Biblioteca Palatina).

Dio però crede nell’impossibile e offre a Giona e ai niniviti una seconda possibilità: ecco la lettura di questa domenica (Gn 3,1-5.10). Il messaggio di Giona è molto semplice e immediato, è una delle omelie più brevi della storia: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». Inaspettatamente Ninive accoglie la Parola e si muove al cambiamento, tanto da far cambiare i piani di Dio. Giona lancia una provocazione a tutti noi, che spesso facciamo fatica a credere che le persone attorno a noi possano cambiare. È giusto dire che il cambiamento deve partire da noi, ma non meno importante è avere fiducia che gli altri possano cambiare.

Anche la prima predicazione di Gesù si ricollega a quella del Battista, sia perché, come leggiamo nel Vangelo (Mc 1,14-20) inizia «dopo che Giovanni Battista fu arrestato», sia per lo stile della predicazione. Come il Battista, Gesù non opera da solo ma cerca discepoli e collaboratori. Sappiamo, dal quarto Vangelo, che i primi chiamati erano già discepoli di Giovanni Battista, non però a tempo pieno, visto che continuavano a fare i pescatori. Quanto al contenuto della predicazione del Battista, sappiamo che era molto simile a quella di Giona: un forte invito alla conversione per evitare i castighi divini.

La novità di Gesù è duplice: intanto chiede ai discepoli una scelta di vita più radicale: diventare «pescatori di uomini», mettendo in secondo piano il lavoro. Più netto è il cambiamento del contenuto della predicazione, peraltro solo accennato da Marco: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo». Gesù non minaccia più il castigo, ma invita a credere nel Vangelo, nella buona notizia della salvezza. Non fa leva sulla paura, ma sulla novità di vita che, tramite lui, Dio vuole regalare al mondo. Come commentava don Mazzolari, le scelte più belle e decisive della vita non scaturiscono dalla paura (anche se in certi casi può essere utile), ma dall’innamoramento e dalla passione per il bene e il bello. È questo che spinge le persone ad andare dietro a Gesù.

 Lidia e Battista Galvagno

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